MilanoFinanza, 26 aprile 2016
Ci mancava solo Moody’s ad affossare le banche italiane
La partecipazione al fondo Atlante potrebbe avere impatti negativi sul merito di credito delle banche italiane che hanno investito nel veicolo, e in particolare per Unicredit. L’allarme arriva da Moody’s, che nel credit outlook pubblicato ieri ricorda come la banca guidata da Federico Ghizzoni e Intesa Sanpaolo siano i due istituti italiani che daranno il maggior contributo al fondo, con circa 1 miliardo di euro ciascuno.
Atlante, come noto, interverrà per garantire gli aumenti di capitale di banche che sono a rischio di risoluzione e procederà anche all’acquisto dei crediti deteriorati, contribuendo a ridurre il gap di prezzo esistente attualmente sul mercato tra domanda e offerta. Come primo atto il fondo, gestito da Quaestio Sgr, subentrerà proprio a Unicredit nel garantire l’aumento di capitale della Banca popolare di Vicenza per 1,5 miliardi di euro. Secondo Moody’s, nonostante questo rappresenti un fattore positivo Unicredit, l’investimento della banca di Piazza Aulenti nel fondo potrebbe comunque avere implicazioni negative considerato che l’istituto guidato da Ghizzoni ha un minor buffer di capitale rispetto alle altre banche che vi partecipano. Non solo. In attesa che Atlante riceva il via libera della Banca centrale europea, Moody’s avverte che la Bce potrebbe richiedere un aumento dei requisiti alle banche.
E il coefficiente patrimoniale di Unicredit, rispetto ai minimi regolamentari, è particolarmente modesto: Cet 1 ratio al 10,73% contro il 10% richiesto dalla Bce. Se quindi la quota di Unicredit nel fondo Atlante dovesse essere dedotta dal suo patrimonio di vigilanza, Unicredit avrebbe un buffer di capitale più modesto rispetto ai requisiti prudenziali. e i sottoscrittori delle obbligazioni additional Tier 1 potrebbero restare senza cedola. L’investimento in Atlante rappresenta lo 0,26% degli asset ponderati per il rischio di Unicredit.
Per quanto riguarda invece Intesa Sanpaolo, che ha un Cet 1 ratio del 13% contro il 9,5% chiesto dalla Bce, l’investimento in Atlante rappresenta lo 0,35% degli asset ponderati per il rischio della banca. Alla fine per Moody’s i due istituti che trarranno il maggior vantaggio dal fondo Atlante sono Mps e Carige, anche alla luce del minor contributo al fondo: 50 milioni di euro per Mps e 20 milioni per Carige.
Intanto è stato approvato il testo del regolamento di Atlante. Per quanto riguarda gli aumenti di capitale, il fondo investirà esclusivamente nelle banche con ratio patrimoniali inferiori ai minimi Srep e non potrà sottoscrivere più del 75% dell’emissione (limite derogabile in alcuni casi), né fare investimenti che comportino l’obbligo di lanciare un’opa.
Per quanto riguarda invece gli Abs, Atlante investirà almeno il 30% della propria dotazione in tranche junior e mezzanine.
Il rendimento target è stato fissato al 6% con un orizzonte temporale di medio-lungo termine (5 anni prorogabili di 3). Infine, la leva prevista dovrebbe essere di 1,1 volte calcolata come rapporto tra esposizione totale e valore netto del fondo. Una leva dunque contenuta, che dovrebbe consentire di comprare fino a 35 miliardi di euro di sofferenze. La reale capacità del fondo dipenderà dalla struttura del veicolo chiamato a comprare le sofferenze, di cui poi Atlante comprerà le junior note, e logicamente da quanti soldi saranno utilizzati per sottoscrivere gli aumenti di capitale delle banche in difficoltà.
I giudizi di Moody’s hanno contribuito ad appesantire l’andamento dei titoli delle banche, che hanno trascinato in rosso anche Piazza Affari. Le azioni Unicredit hanno chiuso la seduta con una flessione del 5,3% a 3,32 euro. Seduta in rosso anche per Intesa Sanpaolo (-2,44% a 2,4 euro), Ubi Banca (-5,1% a 3,606 euro), Mps (-2,93% a 0,662 euro), Banco Popolare (-3,92% a 6 euro), Bper (-3.45% a 5,035 euro), Bpm (-1,89% a 0,6495 euro) e Banca Carige (-3,44% a 0,716 euro).