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 2016  aprile 26 Martedì calendario

Viaggio nella fabbrica cinese dove si producono i nuovi iPhone (più che una fabbrica un carcere)

Forse l’eccellenza è impossibile da ottenere senza ordine e disciplina. Ma certo fa un po’ effetto confrontare le parole e lo stile di Apple in pubblico, dove tutto è così easy, buono e solidale, e le sue fabbriche in Cina, dove gli operai vengono messi in riga con uno stile militare che ricorda più le parate su piazza Tienanmen che le magnifiche sorti e progressive della mela morsicata. Eppure è questa l’immagine che emerge dalle foto scattate nella fabbrica degli iPhone di Shanghai da Shai Oster e Qilai Shenper per Bloomberg. È la prima volta che dei reporter occidentali vengono ammessi all’interno della Pegatron Corp, che ha il nome di una misteriosa multinazionale da videogioco, stile Umbrella Corporation, ma in realtà è solamente la fabbrica che produce il melafonino.
Le foto mostrano i 50mila lavoratori sottoposti a rigidi controlli di sicurezza. Per gli operai della Pegatron, niente dolcevita nero e jeans alla Steve Jobs, niente camicie hawaiane come vuole il dresscode libertario della Silicon Valley: a Shanghai i dipendenti vestono tutti giacca rosa, ciabatte e una retina per proteggere i capelli. Ognuno di loro ha un badge di identificazione che viene controllato tramite scansione sull’iPad di un supervisore, durante l’appello del mattino. Da lì, i lavoratori procedono in fila indiana per la catena di montaggio, ma non prima di aver subito controlli di riconoscimento facciale ai tornelli di sicurezza. E ancora, i lavoratori devono passare attraverso i metal detector progettati per scovare qualsiasi apparecchiatura che possa fungere da macchina fotografica o da strumento per filmare ciò che avviene nella fabbrica. Poi, tramite una scala contornata da una rete di sicurezza (per evitare incidenti, ma anche tentativi di suicidio) si arriva finalmente al posto di lavoro. Secondo il China Labour Watch uno stipendio mensile base nello stabilimento corrisponde a circa 2000 Yuan, 290 euro (il costo di un iPhone in Cina è 4.488 yuan, 613 euro). Il campus ha una superficie pari a 90 campi da calcio e all’interno ci sono caffetterie, bus navette e laghetti. Sembra tuttavia che sia difficile sorseggiare caffè in riva al lago, visti i turni massacranti. «Ogni secondo è prezioso», ha spiegato il capo della struttura, John Sheu, commentando le rigide ma veloci procedure di sicurezza. Una sorta di gaffe, dopo che la stessa azienda è stata messa sotto accusa in seguito alla morte, avvenuta il 12 dicembre 2013, del 15enne Shi Zaokun. Il ragazzo è deceduto a causa di una polmonite contratta dopo aver lavorato per un mese 80 ore a settimana. A febbraio dello scorso anno, invece, un altro operaio, Tian Fulei, è stato trovato morto in un dormitorio che condivideva con altri lavoratori. Il suo libretto di lavoro parlava anche di turni di 12 ore, fino a sette giorni alla settimana. Si tratta di 84 ore settimanali, laddove Apple si è più volte impegnata per una settimana lavorativa di non più di 60 ore. L’azienda si è detta «profondamente addolorata», ma ha aggiunto di aver studiato il caso e di non aver «trovato alcun legame fra il suo decesso e l’ambiente di lavoro». Alla sua famiglia sono stati comunque dati 80.000 yuan come gesto di vicinanza da parte di Pegatron, a cui si sono aggiunti altri 15.000 yuan dopo che la polizia è intervenuta nei negoziati. Sheu ha inoltre dichiarato a Bloomberg che il loro capillare sistema di controllo sui dipendenti ha anche la funzione di avvisare in automatico l’azienda quando un operaio si avvicina alle 60 ore settimanali.
La questione resta tuttavia un nervo scoperto, per Apple. Non è l’unico, se consideriamo che, dopo 51 trimestri consecutivi in crescita, per la prima volta dal 2003 il gruppo oggi potrebbe presentare conti in calo rispetto allo stesso periodo del 2015. Sembra infatti ci sia stato un calo delle vendite di iPhone – che rappresentano due terzi delle vendite del gruppo – pari a un calo del giro d’affari del 10%. Gli analisti si attendono un fatturato di 52 miliardi di dollari contro i 58 miliardi del precedente trimestre, mentre gli utili per azione dovrebbero passare da 2,33 a 1,99 dollari. Parliamo sempre di microscopiche crepe in un successo clamoroso e senza eguali. Ma qualche segnale di stanchezza, dalle parti di Cupertino, si avverte. Forse qualcuno dovrebbe dire a questi cinesi di non battere la fiacca.