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 2016  aprile 26 Martedì calendario

Prince non dormiva da più di sei giorni quando è morto

La morte di Prince si tinge ulteriormente di giallo. «Non dormiva da più di sei giorni», rivela Maurice Philips, marito della sorella del cantante, Tyka Nelson. «Ero con lui lo scorso fine settimana», ovvero poco prima che Prince fosse ritrovato senza vita in un ascensore, ha raccontato Philips in una riunione di famiglia per ricordare la star. «Aveva lavorato senza interruzione per 154 ore», ha aggiunto, «era un buon cognato».
Nei giorni scorsi anche l’ingegnere del suono Susan Rogers ha raccontato di averlo visto lavorare 96 ore di seguito in passato. Secondo indiscrezioni riportate a Londra dal Daily Mirror, familiari ed amici temono che un medico compiacente gli avesse prescritto farmaci per farlo restare sveglio. Ma la notizia dell’apparente insonnia è in contraddizione con rapporti secondo cui prendeva alte dosi dell’antidolorifico Percocet, la probabile causa dell’overdose e del collasso che ha sofferto cinque giorni prima della morte. In casi estremi, tuttavia, l’uso del farmaco può indurre insonnia, specie se mescolato con altri medicinali. Il mistero è chi gli avesse prescritto un cocktail letale di questo genere. E l’ipotesi di un medico disattento, o peggio, evoca la fine di Michael Jackson e il processo che ne seguì al suo medico personale, Conrad Murray, condannato a 4 anni di carcere per omicidio colposo.
La sorella di Prince, Tyka Nelson, ha ringraziato per i milioni di messaggi che sono arrivati negli ultimi giorni attraverso i social network. Morrissey, l’ex leader degli Smiths, ha definito ieri Prince, con un gioco di parole, “più reale della regina”, sostenendo che era più amato di Elisabetta II, di cui la Gran Bretagna ha celebrato la scorsa settimana il 90° compleanno: «Non era solo un grande cantante, era anche un vegano e un animalista, ma questi aspetti della sua personalità non vengono sottolineati dai media. Anche gli animali lo ringrazierebbero, se potessero».
È uno dei tanti omaggi arrivati da ogni parte del pianeta: da Bruce Springsteen che a New York ha eseguito Purple rain a David Gilmour che a Londra ha citato lo stesso brano fino a Lady Gaga che ha elogiato la star su Instagram («Hai incontrato Dio in anticipo, aveva bisogno di te lassù per innovare in Paradiso»).
Il cordoglio si traduce intanto in un nuovo boom di vendite dei suoi brani. Nei primi tre giorni sono stati venduti 2,3 milioni di download delle sue canzoni. E due album di Prince, la raccolta del 2001 e Purple Rain, hanno conquistato il primo e il secondo posto della hit parade negli Stati Uniti. È la prima volta in dieci anni che l’artista conquista la vetta. Le vendite che hanno fatto registrare il record nella classifica si riferiscono a un periodo di meno di 24 ore, tra la morte avvenuta giovedì e la chiusura delle “chart” il venerdì.
Ma adesso la parola è alle indagini. Le autorità hanno già affermato che la sua morte non sembra attribuibile a suicido o a evidenti lesioni. «La storia medica di Prince è in cima alla lista dei sospetti della polizia», commenta una fonte in Minnesota, dove il 57enne cantante viveva e dove è stato trovato morto giovedì scorso.