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 2016  aprile 23 Sabato calendario

Il Milan di oggi visto da Dida

Un insospettabile grande ex milanista studia per diventare allenatore: se in futuro Berlusconi vorrà allungare la serie di campioni a cui affidare la panchina potrà valutare anche Nelson Dida. Preferibilmente tra qualche anno, perché rispetto a quando il portiere alzava la Champions poco è cambiato: Dida ha ancora i capelli cortissimi, e la solita striscia rasata sopra l’orecchio sinistro e il fisico tirato necessario a volare tra i pali. Dida para ancora, o almeno vorrebbe: «Fino alla scorsa stagione ho giocato con l’Internacional, in questi primi mesi dell’anno ho continuato ad allenarmi con loro e ora vorrei una squadra che mi facesse il contratto per giocare altri sei mesi, fino a dicembre. Una squadra qualsiasi ma di Serie A, non in B. O magari qualcuno qui da voi: sappiate che non sono più extracomunitario, ho il passaporto italiano. Ma a 42 anni mi sa che è più facile trovare squadra in Brasile...».
E l’idea di allenare il Milan?
«Piano. Seguo il corso a Teresopolis e poi verrò a studiare a Coverciano l’anno prossimo. Devo prima capire se lo voglio, sarebbe l’unica cosa che mi farebbe restare nel mondo del calcio. O alleno, o faccio altro. So che non è facile ma ho avuto grandissimi maestri, Ancelotti più di tutti gli altri. Se mi piacerà, e se sarò capace, vorrei farlo anche in Italia e perché no, al Milan. È un’idea lontana, lontanissima, ma mi piacerebbe».
Gli ultimi a provarci sono stati Seedorf e Inzaghi. Lo avrebbe pensato?
«Per la mentalità che ci hanno insegnato ad avere al Milan non mi stupisce. Gli insegnamenti dei bravi allenatori che abbiamo avuto rimangono. Se giochi tanti anni ad alti livelli e se impari tanto per tanto tempo sei già più preparato di altri. Per loro mi auguro il meglio».
Ora tocca a Brocchi: si aspettava anche lui?
«Cristian è intelligente, ci siamo visti in questi giorni in cui sono rimasto a Milano. Nemmeno lui mi sorprende: ricordo la sua grande capacità di saper parlare, con tutti. La sua attenzione e cura per i particolari. So che la sua squadra Primavera giocava molto bene e con un modulo particolare: Cristian è uno che sa gestire».
C’è anche Gattuso, allenatore a Pisa. Che sa di lui?
«Che le ultime scene in panchina hanno fatto il giro del mondo e le hanno viste anche in Brasile. Rino mi fa morire».
Un po’ meno divertente è il Milan di oggi. Questo almeno la stupisce?
«Sì. Serve avviare un nuovo ciclo, al Milan la prima cosa che conta è la mentalità. Questa squadra può essere una base da cui ripartire per il futuro, che mi auguro possa portare prestissimo a vincere la Champions, come fece due volte il mio Milan. Berlusconi vuole bene alla sua squadra, lo stesso Galliani e tutti i tifosi come me: spero di rivedere prima possibile San Siro pieno».
La base su cui ripartire include Donnarumma: altra sorpresa?
«Un po’ si un po’ no. Brocchi mi parlava di lui quando era ancora nelle giovanili. L’ho visto, è bravissimo e ha un futuro splendido. È stata una scelta coraggiosa e giusta. Se continua così e impara farà grandi cose, magari lo stesso mio percorso: anche io ho iniziato molto giovane e sono arrivato a vincere tutto. Glielo auguro anche perché so di essere tra i suoi idoli…: scherzo, ma saperlo mi ha fatto piacere. Come consiglio gli do quello di avere la testa più pulita possibile, io l’ho sempre avuta. Deve avere la massima concentrazione sempre, per gestire tutti i momenti della partita e tutti i movimenti, suoi e della difesa. Quello che ha fatto finora è incredibile e se è lì è perché lo merita. Abbiati potrà continuare a dare il suo contributo di esperienza e Diego Lopez non se la prenda: al suo posto non mi girerebbero..., perché sa che gioca il più bravo».
È giusto ripartire anche da Balotelli?
«Mario è stato un grandissimo calciatore, durante il mio ultimo anno al Milan lui giocava nell’Inter. Lo volevano tutti. Ha sempre qualità ma ora è calato. Può di nuovo ritrovarsi anche perché sui giornali non ho più letto casini che lo riguardassero, direi che è maturato».
Oggi può dirlo: negli anni della sfida con Buffon chi era davvero il migliore?
«Gigi merita quello che sta raccogliendo ancora adesso, gli ho visto fare cose incredibili, anche nell’ultima partita col Milan. E dunque, lo ammetto: meglio lui, era più forte. Ora con Neuer ha un’altra bella lotta».
Ha incrociato altri suoi ex compagni nella visita a Milano?
«Ovvio: Maldini, Ibou Ba, Serginho. Mangiamo e organizziamo delle grandi partite di calcetto. Paolo lo vedrei bene nel Milan ma mi sa che lui ha altre convinzioni».
Proprio tra chi la conosce bene è nota la sua parsimonia... può smentire di non aver mai offerto un caffè?
«Questa arriva da Serginho, sono sicuro. Mi prende sempre in giro, ma potete chiedere a tutti, non è così! Non mi piace il caffè, questo è vero. Ma lo offrirò per l’intervista e poi andrò a pranzo con Serginho. E lo farò pagare, ma solo perché l’ultima volta il conto è toccato a me».