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 2016  aprile 23 Sabato calendario

I tormenti di Thoihr

Erick Thohir avrebbe deciso di mollare l’Inter. È quanto risulta alla Gazzetta, dopo aver consultato una pluralità di fonti. Già alla fine dell’anno scorso l’indonesiano aveva consegnato alla banca d’affari Goldman Sachs un mandato ampio: ricerca di un socio di minoranza ma senza escludere l’ipotesi di cedere il pacchetto di controllo. Adesso sarebbe maturato in lui il convincimento di uscire dall’investimento nerazzurro, se subito o con una dismissione diluita nel tempo poco importa. A ulteriore riprova la contemporanea tentazione di acquisire un club inglese, tuttora viva nella mente del tycoon, negli ultimi mesi recatosi più volte a Londra, dove c’è l’amico malese Tony Fernandes, presidente del Queens Park Rangers, che Thohir potrebbe ritrovarsi vicino di casa. Sì perché tra le squadre nel mirino ci sarebbe il Fulham, West London come il Qpr.
RAGIONAMENTI  Le società di Premier sono appetite da mezzo mondo e costano, anche quelle di medio-bassa classifica. È più conveniente scommettere su una preda delle serie minori (il Fulham, per esempio, milita in Championship) e sperare di portarla nella massima divisione per partecipare alla ricchissima torta dei diritti tv, come hanno fatto i Pozzo col Watford. Sono idee e pensieri che frullano nella testa di Thohir e che paiono mal conciliarsi con le esigenze che richiede, sotto ogni punto di vista, l’Inter. Proprio le continue difficoltà incontrate nel suo percorso italiano avrebbero spinto Thohir al grande passo. Difficoltà che riguardano l’Inter stessa, un top club con una storia e un bacino d’utenza imponenti ma fuori dalla Champions anche l’anno prossimo e lontano dal turnaround auspicato, e il sistema calcio in Italia, impantanato e privo di prospettive, come dimostra la deludente vicenda dello stadio.
CINA E MORATTI  Ieri una delegazione di Suning, colosso cinese del commercio, ha visitato la Pinetina e incontrato Thohir e Moratti lanciando il suo assalto. Il socio di maggioranza continua a dire che qualsivoglia trattativa può riguardare solo una quota minoritaria e che lui resterà al comando dell’Inter. Il socio di minoranza smentisce le voci di un suo ritorno e anche ieri ha liquidato l’argomento: «Per il momento non è stato pianificato nulla di quel genere. C’è un azionista di maggioranza che sta completando la sua squadra con un nuovo azionista, quindi non c’è necessità di costruire nient’altro». Anche Pirelli ha smentito un coinvolgimento del proprietario ChemChina in operazioni che riguardano l’Inter, sebbene negli ambienti finanziari sia stato segnalato un certo attivismo di Marco Tronchetti Provera.
MAGGIORANZAFatto sta che se Thohir pare aver intenzione di uscire di scena, non è ancora chiara quale sarà la conformazione della nuova Inter. Anche altre aziende cinesi si sono interessate al dossier nerazzurro, sulla scia della missione di espansione e crescita del calcio in Cina avallata dal presidente della Repubblica popolare Xi Jinping. Adesso Suning ha messo il piede sull’acceleratore e vuole stringere i tempi. Nessuno, però, si accontenterebbe del 20% di un’azienda in rosso: un investimento senza senso e il precedente dell’Atletico Madrid, con un’analoga quota finita nelle mani di Wanda, è fuorviante perché quella operazione, ormai figlia di un’altra epoca, includeva un poderoso scambio di formazione. No, nel caso dell’Inter è in ballo la tolda di comando del futuro.
SCADENZE La cessione del 20% delle quote (metà di Thohir e metà di Moratti?) sarebbe solo il primo step di un’operazione che preveda nel giro di due-tre anni la presa del controllo, a meno che non avvenga tutto subito. Di certo, nei prossimi mesi la matassa si districherà perché sono troppe le scadenze a cui è attesa l’Inter. Il 15 novembre termina il patto sociale tra Thohir e Moratti. In questi due anni e mezzo Moratti non ha partecipato economicamente alla gestione del club (salvo i 15 milioni versati nel giugno 2014 come da accordo di compravendita) e Thohir se l’è cavata con una serie di prestiti per un totale di 108 milioni, con un tasso tra l’8 e il 9,5% che nel 2014-15 è costato all’Inter, a conto economico, 4 milioni di interessi, anche se il management nerazzurro ha tenuto a farci sapere che quei soldi non sono stati in realtà pagati all’indonesiano. La formula scelta dal presidente – prestiti e non versamenti in conto capitale – è dipesa un po’ dalla necessità di non alterare i pesi azionari tra lui e Moratti, un po’ dalla voglia di tenersi una sorta di jolly in tasca. Ragionamento legittimo per un imprenditore. Ancora oggi i 108 milioni di prestito non sono stati convertiti in conto capitale, non a caso.
RIMBORSO Thohir non si aspetta di certo di essere rimborsato dall’Inter che già deve ripagare con un milione al mese il maxi-finanziamento da 230 milioni di Goldman Sachs (rata finale da 184 milioni nel giugno 2019) e continua ad avere bisogno di liquidità, come dimostrano gli anticipi di crediti degli ultimi tempi (9 milioni da biglietteria e abbonamenti e una ventina dalla vendita di Kovacic e Shaqiri). Davanti a un acquirente, però, Thohir si sentirebbe in diritto di pretendere in tutto o in parte quella somma prestata, giusto per rientrare dall’investimento. A quel punto la sua quota verrebbe dismessa se non subito, nel giro di 2-3 anni, in modo da consentire a chi subentra di ripagare con calma Thohir e di concentrare risorse sulla squadra.
RESA DEI CONTI  Di sicuro all’Inter serve denaro e l’indonesiano, che sognava l’autosufficienza, non pare aver né la voglia né la possibilità di sperperarne altro. In autunno verrà chiamato l’aumento di capitale, necessario dopo la perdita del 2014-15, l’ennesima per l’Inter, seppur molto più contenuta dei 140 milioni del 2013-14: tecnicamente Thohir potrebbe convertire quel prestito e mettersi a posto col codice civile, ma l’Inter necessita di soldi freschi. Se arriveranno dai cinesi (o da Moratti) lo scopriremo presto.