24 aprile 2016
Angela Merkel visita i profughi siriani in Turchia • Stop di Renzi alle polemiche politica-toghe • Genova, cede la diga che blocca il petrolio e nel golfo spunta una chiazza di 28 km • Ogni anno in Italia 7 mila persone vengono arrestate e poi giudicate innocenti • Il caso delle bare scambiate
Merkel Angela Merkel ieri ha fatto visita ai profughi siriani in Turchia. Ha raggiunto il campo turco di Nizip, nella parte sudorientale del Paese, accompagnata dal presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, e dal numero due della Commissione, Frans Timmermans, prima di una cena con Ahmet Davutoglu. La dichiarazione più importante della cancelliera tedesca è stata la sua presa di posizione pubblica a favore di «zone di sicurezza per i profughi» nelle regioni siriane lungo il confine con la Turchia. Una dichiarazione che sposa in pieno le richieste già espresse dal governo turco in questo senso negli ultimi tre anni e che hanno provocato la netta opposizione del regime siriano di Bashar Assad (Cremonesi, Cds). Renzi Matteo Renzi prova a stemperare le polemiche fra magistratura e governo. Lo fa appena rientrato in Italia dagli Stati Uniti, commentando, anche se in modo indiretto, le parole del nuovo presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo, rilasciate al Corriere della Sera due giorni fa. «Tutti i giorni leggo polemiche tra politici e magistrati. Un film già visto per troppi anni. Personalmente ammiro i moltissimi magistrati che cercano di fare bene il loro dovere. E anche i moltissimi politici che provano a fare altrettanto». Per Renzi «il rapporto tra politici e magistrati deve essere molto semplice: il politico rispetta i magistrati e aspetta le sentenze. Il magistrato applica la legge e condanna i colpevoli. Io rispetto i magistrati e aspetto le sentenze» (M. Gal., Cds).
Genova Emergenza ieri, a Genova, quando a causa della pioggia si alza di appena 24 centimetri il livello del Polcevera e franano come castelli di sabbia le dighe di contenimento del greggio, alte poco più di un metro, costruite con la ghiaia dello stesso torrente. Tanto che la Capitaneria di Porto dichiara lo stato di emergenza in mare e toglie la regia delle operazioni di bonifica alla Iplom, la società petrolifera proprietaria dell’oleodotto esploso alle 19,26 di domenica scorsa in località Fegino. Gli sbarramenti sifonati avrebbero dovuto contenere ciò che rimane dei 680mila litri di petrolio trafilati in cinque notti e sei giorni dai terreni impregnati di greggio. Gran parte finito in mare immediatamente dopo la rottura: circa 60 metri cubi nei 20 minuti in cui i tecnici del Porto Petroli di Multedo (approvvigiona mezza Europa) e della raffineria di Busalla si sono accorti del guasto ed hanno chiuso le valvole di intercettazione; altri 620mila litri nelle due ore successive in cui si è svuotata la condotta lunga 4 chilometri, situata a monte del punto di collasso. Ieri, in mare è finito poco petrolio, le panne oceaniche posizionate alla foce del Polcevera sono riuscite a frenare ed assorbire i residui dilavati dalla pioggia. L’onda nera, quella arrivata in mare domenica, invece naviga verso Ponente, allarmando i comuni rivieraschi. Secondo le immagini satellitari fornite dall’Emsa (European Maritime Safety Agency) si tratterebbe di una scia lunga 28 chilometri, non compatta, discontinua e iridescente. Castalia, una delle imprese a cui è stata affidata la bonifica, precisa che si tratterebbe di grumi attorno ai quali si sono addensati branchi di meduse. «Ma non è il disastro ambientale della Haven», ricordano i responsabili della Iplom. «Il peggio è passato, le coste sono al sicuro», ripete il governatore Giovanni Toti (Filetto, Rep).
Innocenti Ogni anno settemila italiani vengono incarcerati o costretti ai domiciliari e poi assolti. Una parte di questi si rivale contro lo Stato, che mediamente riconosce l’indennizzo a una vittima su quattro. Dal 1992 il Tesoro ha pagato 630 milioni di euro per indennizzare quasi 25 mila vittime di ingiusta detenzione, 36 milioni li ha versati nel 2015 e altri 11 nei primi tre mesi del 2016 (Malaguti, Sta).
Bare Nel cimitero romano di Prima Porta è stata cremata la persona sbagliata. Altro caso, a Triste, lo scorso marzo (Trevi, Cds).
(a cura di Roberta Mercuri)