La Stampa, 23 aprile 2016
Il caso di “Voglio farmi suora”, il reality spagnolo ambientato in un convento
La scena sembra quella di uno dei mille reality: una ragazza scende dal taxi con il fidanzato, un bacio sulla bocca, qualche lacrima, «Ti devo salutare», comincia lo show. E ad accogliere la ventenne Yuleysi non c’è un presentatore, ma una suora alla porta di un convento: «Che bel ragazzo, salutalo che dobbiamo entrare».
Le telecamere non restano fuori, anzi. È iniziato così Voglio farmi suora, il reality in onda su La Cuatro, uno dei due canali Mediaset in Spagna, che dopo due puntate ha fatto registrare ottimi ascolti. La premessa è semplice quanto controversa: cinque ventenni con il dubbio se scegliere la via religiosa o tenersi quella ordinaria, accettano di vivere due mesi in un convento per vedere (e far vedere) l’effetto che fa. Il set del «Grande Fratello delle vocazioni» è reale, con le giovani spagnole ci sono le missionarie del Santissimo Sacramento di Madrid, che si prestano ad ascoltare i tanti dubbi, non solo etici, delle concorrenti. Alla fine arriverà il verdetto: si prende l’abito o no?
Il programma è divertente e assai poco austero, le ragazze hanno tutte «sentito la chiamata», ma ognuna a modo suo e sarebbe quindi assai blasfemo attribuire il casting all’Altissimo e non piuttosto ai furbi produttori della Warner Tv, che hanno cercato per mesi nelle parrocchie iberiche. Le biografie delle cinque pseudonovizie sono piuttosto comuni, una non va a messa («Ma amo il Signore»), un’altra ha il fidanzato da tre anni ed è indecisa se prevalga «l’innamoramento per il mio Alberto o quello per Dio», c’è quella che implora che le venga lasciato il telefono, e quella che si sorprende che non ci si possa truccare. La mamma della giovane Fernanda è la prima a non credere alla vocazione della figliola: «È una ribelle, le piacciono le feste, le sigarette, i ragazzi e l’alcol. La cacceranno dopo due giorni». Lei si difende e resiste tra le mura di (semi) clausura: «È dopo una sbornia che ho sentito la chiamata».
Il dibattito si è inevitabilmente aperto: «Da un punto di vista religioso è tutto forzato – ha scritto su El Mundo il sacerdote e giornalista Carmelo Pérez – è interessante vedere le ragazze a contatto con la vita monastica, ma la vocazione non passa attraverso la tv, il mezzo ha superato il messaggio». «È la più grande presa in giro di tutti i tempi?», si chiede José Confuso sul País. Sulle «chiamate» i dubbi restano, sugli ascolti no.