Libero, 23 aprile 2016
La Popolare di Vicenza ha truffato anche la Curia
Francesco Iorio, amministratore delegato di Banca Popolare Vicenza chiede ancora un atto di fede agli azionisti chiamati a sottoscrivere l’aumento di capitale da 1,5 miliardi (non parla più di 1,75 miliardi). Non importa che gli ultimi a farlo abbiano perso il 99% dell’investimento. La più penalizzati è stata la famiglia Ravazzolo (imprenditori tessili) che ha bruciato 90 milioni. Un po’ meno gli Amenduni. Ventotto milioni Renè Caovilla, Zonin (25 milioni), l’Ordine dei Servi di maria e la Diocesi di Vicenza (1,6). Addirittura Mario Ciancio Sanfilippo, editore del quotidiano “La Sicilia” di Catanaia e della “Gazzetta del Mezzogiorno di Bari” (1,6 milioni). Nonostante queste ferite la banca «piace al mercato» dice Iorio.
Non è chiarissima l’origine di tanto ottimismo visto che Unicredit si è ritirato considerato lo scarso interesse mostrato dal mercato per l’operazione che dovrebbe concludersi con lo sbarco in Borsa. Invece Iorio, nel corso della conferenza stampa, ha distribuito ottimismo a piene mani. Anche se alla fine, il Fondo Atlante, (subentrato a Unicredit) ha annunciato che non comprerà nulla oltre i dieci centesimi per azione. «Se si andasse sul mercato a questo prezzo – ha affermato- equivarrebbe a un multiplo di 0,38 voltesul patrimonio tangibile 2015.». Valori superiori a Mps e Carige. «Dieci centesimi sono un numerone» ha sentenziato Iorio. Tant’è che, in occasione della prima tappa a Londra del roadshow «qualche ordine c’è stato». Dal punto di vista di Iorio il ruolo di Atlante resta in secondo piano. Ci sono stati contatti, invece, con esponenti del territorio, come le fondazioni, ma «la situazione è molto fluida». È certa, per ora, solo la partecipazione del management all’operazione («Io ci investirò»).
Secondo Iorio la banca non ha problemi strutturali. Il problema è legato al miliardo di “finto” capitale che si trova nel patrimonio. Si tratta del finanziamento che la banca concedeva ad alcuni clienti eccellenti per spingerli a sottoscrivere gli aumenti di capitale. Un meccanismo scoperto dalla Bce e messo definitivamente a fuoco dal nuovo consiglio d’amministrazione. Ora che le azioni non valgono più nulla per questi soci si pone il problema di rimborsare il finanziamento. Secondo Iorio sarà possibile recuperare almeno 320 milioni. L’altro problema grosso è rappresentato dalle richieste di risarcimento da parte dei soci che le azioni le hanno comprate per davvero e ora si trovano in mano carta straccia. Molti di essi hanno riscontrato irregolarità nei meccanismi di negoziazione visto che Popolare Vicenza non era quotata. Complessivamente la richiesta di rimborso è pari ad un miliardo e la Banca ne ha già accontanate circa 736. Alla fine, secondo i conti dell’ad, i rischi ammontano, in totale a un miliardo. Avendo lanciato un aumento di capitale da 1,5 miliardi si ritroverà, alla fine con una dote di 500 milioni. Altra liquidità arriverà dalla vendita di Arca e Prestinuova.