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 2016  aprile 23 Sabato calendario

Alcune riflessioni di Raffaele La Capria sulla crudeltà

La crudeltà sembra un dato del nostro tempo, ci aggredisce da ogni parte, non c’è giorno che il giornale non riporti una notizia, un fatto, che ci fa accapponare la pelle. Diciamo innanzitutto che crudele in questo nostro tempo è il destino di tanti esseri umani che abbiamo visto smarriti davanti ai reticolati, o costretti a sguazzare nel fango sul confine di un Paese benestante, come ad esempio quelle mamme e quei bambini accampati a Calais che la civile Inghilterra non si è sentita in grado di accogliere. Crudeli sono le notizie della cronaca quotidiana, torture orribili inferte con spaventosa noncuranza, madri che riconoscono solo dalla forma del naso il viso sfigurato del proprio figlio, il carnefice che si addormenta accanto alla sua vittima ancora agonizzante. Oppure la crudeltà esibita e diffusa in documentari agghiaccianti, con teste tagliate e uomini in ginocchio.
In un tempo in cui la vita umana non ha più valore e farsi saltare in aria per una qualsiasi causa è prassi comune, tutto questo fa parte della normalità d’emergenza in cui viviamo. La crudeltà ci appartiene, ci appartiene fin da quando bambini torturavamo una mosca o una lucertola. Forse c’è, nascosto dentro di noi, un essere ambiguo, ora dottor Jekyll ora mister Hyde, e in qualcuno segnato da un destino atroce all’improvviso l’Altro che abbiamo dentro riappare in tutta la sua mostruosità.
La crudeltà non solo ci appartiene, ma ci attira e ne facciamo spettacolo. Quanti film abbiamo visto dove l’orrore è la principale attrazione e quante opere d’arte ne sono state ispirate, capolavori, come il Macbeth di Shakespeare o la tragedia antica, a cominciare da Edipo re.
Mi sono spesso domandato se la crudeltà è l’incapacità di immaginare il dolore che infliggiamo, e purtroppo ho dovuto rispondermi che non è così, che è proprio il contrario, l’origine del sadismo è il piacere che dà la sofferenza della vittima. Bene e male fanno parte della nostra natura e hanno le stesse possibilità di manifestarsi. È la ragione che dovrebbe controllare i nostri comportamenti, ma la ragione non sempre ci soccorre perché molto spesso il male è inafferrabile e misterioso.