Corriere della Sera, 23 aprile 2016
I suicidi in America sono in aumento. Parliamone
I cittadini americani più vulnerabili sono gli uomini tra i 45 e 64 anni. Il nerbo storico del Paese è sempre più fragile. Uno studio pubblicato ieri dal Center for disease control and prevention mostra come il tasso di sucidi sia, in generale, drasticamente aumentato negli ultimi 15 anni. Nel 1999 si toglievano la vita 10 persone su 100.000. Nel 2014 sono 13 sempre su 100.000. Un incremento del 24%. La teoria liberista dell’economia si basa sul concetto del trickle down, il «gocciolamento»: i guadagni accumulati al vertice della piramide «gocciolano», appunto, fino a bagnare anche la base. Qualcosa, dunque, si è inceppato nei meccanismi di redistribuzione del benessere economico. Sicuramente ci sono vicende di fallimento individuale, di malessere psicologico che non c’entrano nulla con le condizioni socio-economiche. Però, guardando al grosso dei numeri, non può essere una semplice coincidenza se negli ultimi quindici anni i casi di suicidio siano cresciuti addirittura del 43% tra gli uomini dell’età di mezzo. Ormai diverse ricerche mostrano che è questa la grande riserva dei delusi, degli arrabbiati d’America, cui attingono il populismo di Donald Trump e, in parte minore, anche il radicalismo rivoluzionario di Bernie Sanders.
Nel suo ultimo libro, L’ascesa e la caduta della crescita americana, l’economista Robert Gordon sostiene che per gli Stati Uniti il meglio sia passato. L’orizzonte, per quello che si può vedere, ora si presenta piatto. È esattamente la percezione degli uomini adulti che hanno vissuto epoche di tumultuosa grandezza. Erano i garantiti per definizione, con una prospettiva sicura, ben definita. Ora molti di loro annaspano, alcuni si disperano fino all’autodistruzione. Viceversa le donne, le escluse di ieri, sentono che sta arrivando un momento storico diverso. Solo il 5,8% di loro rinuncia, togliendosi la vita.