Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  aprile 23 Sabato calendario

Soldi, intrighi e microspie: all’Inter non ci si annoia mai

Rieccoci punto e daccapo, perché all’Inter non ci si annoia mai e soprattutto si fatica a decifrare il guazzabuglio di dirigenti, manager, avvocati, banche e affari che ormai da tempo si agitano dietro le cose nerazzurre. Si cambia, ancora. Tre anni dopo Erick Thohir, che non ce l’ha fatta a rilanciare le magnifiche sorti, ecco arrivare nuovi investitori e futuri proprietari dall’Asia. Stavolta non sono indonesiani, ma cinesi. Arrivano per prendersi tutto. L’Inter non decolla, la scommessa di Thohir non ha funzionato e il manager indonesiano ha capito che era meglio cercare una exit strategy: i risultati non sono migliorati perché si va verso la quinta stagione senza Champions, i conti nemmeno perché la gragnuola di nuovi dirigenti operativi non ha portato denari freschi, senza contare che sospetti e possibili congiure shakespeariane sono dietro l’angolo dopo la scoperta di una cimice negli uffici del club, e ancora non si è ben capito se fosse una vera cimice da intercettazioni oppure no, ma intanto l’ad Bolingbroke l’ha mostrata ai dipendenti. È insomma un altro di quei periodi totalmente interisti, pazzi, vagamente inquietanti ma in fondo divertenti, forieri di qualsiasi novità possibile.
Ed eccola, la grande novità. I cinesi del Suning Group. Vengono come Thohir all’epoca, ufficialmente per prendersi una quota di minoranza intorno al 20%, ma è chiaro che presto gli assetti cambieranno, magari già entro novembre. Di diverso, rispetto alla primavera e all’estate del 2013 in cui Erick da Jakarta acquistò il club, c’è che ora le anime sono tre: a Thohir e Massimo Moratti, azionisti di maggioranza (70%) e minoranza (29,5%), sta per aggiungersi il signor Zhang Jindong, 52 anni, proprietario del gruppo Suning (elettronica ed elettrodomestici), un impero da 15 miliardi all’anno e 13mila dipendenti, proprietario della squadra di calcio dello Jiangsu. Ieri Zhang è sbarcato come un capo di Stato, jet privato e delegazione di una decina di persone che ha solcato Milano con una piccola carovana di Suv, ha pranzato con Thohir e il sindaco Pisapia in un ristorante dietro la Scala, ha visitato la Pinetina nel pomeriggio. Thohir ha annunciato alla squadra l’arrivo di un nuovo partner commerciale, per spiegarne la presenza ad Appiano. Poi in serata Thohir e Zhang hanno cenato nella villa fuori città di Massimo Moratti, per ratificare accordi su cui stuoli di avvocati sono al lavoro da tempo. Per ora il gruppo Suning entrerà con un 20% di quote, valutate sugli 80 milioni, rilevandone un 10% da Thohir e un altro 10% da Moratti. È evidente che un simile mostro a tre teste non potrà guidare un club come l’Inter a lungo, quindi qualcuno prima o poi uscirà. E ad uscire dovrebbe proprio essere Erick Thohir, entro novembre o al massimo entro un anno, dipende dai tempi tecnici della trattativa. Il signor Zhang diventerebbe così proprietario di maggioranza con Moratti socio minoritario, poi si vedranno i successivi sviluppi, ma è certo che siamo di fronte a un’altra rivoluzione che cambierà il corso della storia nerazzurra. Intanto stasera ci sarebbe anche un Inter-Udinese, cui tutta la delegazione cinese assisterà. Mancini sa che la Champions è ormai andata («Ed è colpa mia») ma intanto chiede acquisti di peso per il futuro: «Meglio un paio di campioni che cinque o sei giocatori normali». Sul suo futuro non dev’essere sicurissimo: «Se andassi via dall’Inter? Rimarrei a casa». Del doman non v’è certezza, per nessuno.