la Repubblica, 23 aprile 2016
Prince, tra i primissimi a mettere in rete la sua musica, è stato anche tra i primi a levarla
Il materiale di Prince udibile e visibile on line è pochissimo, e quasi tutto a pagamento. E stiamo parlando di uno degli artisti più dinamici e “contemporanei” degli ultimi trent’anni. Tra i primissimi a mettere in rete la sua musica, è stato anche tra i primi a levarla, o a fare di tutto perché ciò avvenisse. Fino a fare causa (lui potente e ricco) a singoli utenti che scaricavano sue canzoni e addirittura sue fotografie (!) senza pagare i diritti. Un avido? Un tirchio? O un artista che (come dichiarò molto laconicamente) voleva “proteggere il suo catalogo”? Ognuno, ovviamente, la pensi come crede. La mia sensazione è che non i quattrini, ma la perdita di controllo sul proprio lavoro, sulla propria immagine, sulla propria persona siano la vera ragione del rapporto molto conflittuale di Prince con la rete. Voleva essere il regista del suo film (nessuno più di un artista può desiderare di esserlo) e non una delle tante icone/figurine pop in balia di miliardi di collezionisti. La custodia o addirittura la sottrazione di se stessi – fino dai tempi di Salinger e della sua ormai leggendaria, maniacale sparizione dalla scena pubblica – è una delle poche armi a disposizione dell’essere umano nell’epoca della sua massima riproducibilità tecnica. E il discorso non riguarda solo gli artisti.