la Repubblica, 23 aprile 2016
I conti della Volkswagen sono in rosso per 1,6 miliardi. Colpa del Dieselgate
Lo scandalo dei motori con il software truccato comincia a costare caro a Volkswagen. Il gruppo tedesco ha chiuso il 2015 con 1,6 miliardi di rosso e ha dovuto triplicare l’accantonamento di bilancio previsto per far fronte a multe e risarcimenti agli automobilisti che hanno acquistato modelli coinvolti nell’inchiesta. In autunno, appena scoppiato lo scandalo, Wolfsburg aveva annunciato un accontanamento prima di 3 e poi di 6,7 miliardi di euro. Ma ieri la cifra è stata portata a 16,2 miliardi e gli osservatori ritengono che si tratti ancora di una stima prudenziale. Nelle prossime ore il giudice federale di San Francisco, in California, deciderà se è accoglibile la proposta del gruppo tedesco di offrire ai clienti diverse alternative, compreso il ritiro dell’auto. Si calcola che solo per i 600 mila modelli venduti oltreAtlantico l’esborso potrebbe aggirarsi sui 10 miliardi. Ma gli effetti della vicenda non sono ancora tutti noti se ieri il gruppo ha fatto sapere di non voler rendere noti i risultati delle indagini di uno studio indipendente americano che ha cercato di capire l’origine dello scandalo.
Divulgare i risultati oggi, fanno sapere a Wolfsburg, potrebbe compromettere gli sforzi per trovare un accordo con l’amministrazione Usa.
Non trema solo Volkswagen.
Ieri tutti i titoli dell’auto hanno subito perdite dopo le dichiarazioni del ministero dei trasporti tedesco che sostiene di aver trovato irregolarità anche in 22 modelli di altre case automobilistiche. Nessuna ha previsto software fatti apposta per ingannare i test ma molte avrebbero invece tarato le centraline Bosch in modo da far risultare emissioni inferiori a quelle reali.
Nell’elenco diffuso dalla stampa tedesca, accanto a case come Mercedes e Opel ci sarebbero anche Jeep, Alfa Romeo, Hunday, Jaguar, Land Rover, Ford, Nissan, Chevrolet, Dacia e Renault. Il ministero ha suggerito alle case tedesche un richiamo di 630 mila vetture consigliando i ministeri degli altri paesi Ue a fare altrettanto con i loro costruttori nazionali.
È evidente che la rivelazione della autorità di Berlino finisce per stemperare il focus su Vw.