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 2016  aprile 23 Sabato calendario

Ieri si doveva decidere sul candidato sindaco di Roma del centro-destra, ossia ci si attendeva l’annuncio che, o spontaneamente o perché spinto da Berlusconi, Bertolaso si sarebbe ritirato

Ieri si doveva decidere sul candidato sindaco di Roma del centro-destra, ossia ci si attendeva l’annuncio che, o spontaneamente o perché spinto da Berlusconi, Bertolaso si sarebbe ritirato. Invece il coordinatore romano di Forza Italia, Davide Bordoni, uscito da una riunione a palazzo Grazioli con Berlusconi e lo stesso Bertolaso, ha annunciato ai cronisti: «La lista di Forza Italia a supporto di Guido Bertolaso verrà presentata il 29 aprile. Abbiamo fatto il punto sulle candidature in municipi e in consiglio comunale. Non cambia nulla, ma si va avanti con un’agenda fitta di impegni sul territorio. Quindi, la Meloni resta in campo candidata da Fratelli d’Italia e dalla Lega, e Bertolaso resiste col sostegno di Forza Italia.

Come mai Berlusconi insiste con Bertolaso, che starebbe al 6%, mentre la Meloni, sempre secondo i sondaggi, sarebbe addirittura al 20%, cioè meglio del candidato di Renzi, Giachetti?
Per la scusa ufficiale apriamo le virgolette sulla dichiarazione resa ieri da Brunetta: «Meloni e Salvini sono miei amici. Sono i nostri alleati per vincere politicamente. Noi diciamo che loro con Berlusconi avevano deciso di candidare Bertolaso il 12 febbraio. Io rimango alla parola data in quell’occasione e io credo che in politica la parola data sia la base per qualsiasi altro ragionamento». Come lei sa, in politica la parola data non esiste e non è mai esistita, quindi Brunetta, che a modo suo è un grand’uomo, sta facendo melina con un lessico di circostanza. Una ragione più credibile è invece questa: rinunciando a Bertolaso e accettando di puntare sulla Meloni, l’ex cavaliere perderebbe di sicuro il primato nel centro-destra: l’uomo o la donna da far correre a Roma non l’avrebbe scelto lui, ma Salvini, e contro la sua volontà. Il prezzo da pagare per mantenere questo ipotetico primato, che francamente non si sa se ci sia ancora, è una quasi certa spaccatura del partito, con i nordisti (Romani, Toti, la Gelmini ma non Brunetta) decisi ad andare con Salvini e la Meloni, e i sudisti (Tajani, Rotondi, Micciché) schierati come la Pascale e la Rossi con Bertolaso e con Berlusconi. Dopo la scissione, l’altra conseguenza dell’ostinazione dell’ex cavaliere è la sconfitta a Roma, perché con tre o quattro candidati in gara (a seconda se si considera di destra oppure no Alfio Marchini) il centrodestra non ha nessuna chance e le probabilità che al ballottaggio vadano la Raggi e Giachetti sono piuttosto alte. Qui si inserisce l’interpretazione maligna, e sulla quale Salvini promette di martellare alla maniera sua nelle prossime settimane.  

E quale sarebbe questa interpretazione maligna?
Che l’ostinazione suicida di Berlusconi sul nome di Bertolaso sia figlia di un patto segreto con Renzi. Col centro-destra diviso in quattro parti (corre anche Storace) le chances di Giachetti di andare al ballottaggio crescono. Sarebbe un patto del Nazareno segreto, i cui benefici Berlusconi, che come imprenditore sta manovrando alla grande tra fusioni e cessioni, incasserebbe più in là.  

Esiste una terza chance?
È quella che vuole Confalonieri, il presidente di Mediaset. Virare su Marchini, magari permettendo a Bertolaso di fare il manager della città al suo fianco. Aperture di Bertolaso verso Marchini e di Marchini verso Bertolaso ci sono state, anche se l’altro giorno, chiacchierando con Fabrizio Roncone del Corriere, Bertolaso ha detto «c’è chi nasce primo e chi nasce secondo», volendo significare, evidentemente, che lui non fa il secondo a nessuno. I retroscenisti raccontano però che l’uomo è in fibrillazione e pende dalle decisioni del Cavaliere.  

Il bello di tutto questo è che previsioni e sondaggi dànno sicura vincente la Virginia Raggi, quella scelta dagli internauti del M5S.
Che la Meloni colloca a sinistra, per rintuzzare certi dati biografici (come avvocato s’è formata nello studio Previti) e certi slogan concorrenziali (a una radio locale ha detto, rivolta ai rom, «Andate a lavorà»). Raggi è saldamente in testa, ma non vincerà al primo turno e quindi dovrà sottostare alla lotteria dei ballottaggi, dove i voti si mescoleranno alla grande. La Meloni ha detto: «Il ballottaggio tra due donne sarebbe una cosa nuova. C’è una differenza tra me e lei: io non prendo ordini da nessuno, non vado con la mia valigetta a Milano, io mi sono formata in un partito, ho tanti alleati, più ne ho, più sono contenta».