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 2016  aprile 22 Venerdì calendario

Quant’è bello viaggiare sul Tgv, con acqua e carta igenica nelle toilettes. Grazie all’internet delle cose

«Lo sa qual è il problema che ci angoscia di più, che ci fa temere di finire sulle pagine dei giornali, di essere screditati e di buttare nel cesso, scusi il termine, anni di lavoro?» Guillame Pepy, gran capo delle ferrovie francesi, è un alsaziano e un grand commis che ha fatto tutta la carriera tra ministeri (è stato anche capo di gabinetto di Martine Aubry quand’era ministra del lavoro ai tempi della legge sulle 35 ore), direzioni generali e quindi tutti i piani alti della Sncf, le ferrovie francesi, e dunque si capisce il pudore della sua spiegazione.
 
Con un sorriso timido su una faccia timida, alla fine, spiega: «Quello che ci angoscia di più è che un viaggiatore di un Tgv, cioè di un treno ad alta velocità, gran vanto del nostro sistema di trasporto pubblico, vada alla toilette del vagone e non ci sia più né acqua, né sapone né tovagliette igieniche»
 
Pepy ha ragione.
 
 
Un water a secco, un dispenser di sapone vuoto, ma anche una porta interna che non funziona o l’aria condizionata di un vagone che si blocca d’estate o va sottozero un giorno d’inverno con la neve sui binari, ecco tutto questo può essere per le ferrovie un problema altrettanto importante di un motore elettrico che non parte o di un pantografo che non si alza e resta bloccato.
 
«È una questione di manutenzione, manutenzione ordinaria», viene in soccorso al gran capo Pepy, il responsabile del materiale rotabile, Xavier Ouin, «vale a dire, quante volte al giorno fare il pieno di acqua e sapone nelle toilette, quante volte controllare le valvole oleodinamiche delle porte interne o il relay che attiva il compressore dell’aria condizionata».
 
Ovviamente ci sono protocolli precisi, calendari, piani di intervento programmati. «Eppure non bastano a toglierci l’incubo della toilette senz’acqua come dice Monsieur Pepy», aggiunge il bravo ingegner Ouin.
 
 
E allora, qual è la soluzione? La soluzione si chiama «Internet des objects», la rete internet degli oggetti, un sistema che metta online tutte le toilettes di tutti i vagoni in servizio, tutte le portiere, tutti gli apparati dell’aria condizionata, insomma tutto il sistema industriale che sta dietro il comfort dei viaggiatori. Non è un investimento da poco, 600 milioni di euro, ma la Scnf, nonostante i ricavi in calo, ha deciso di farlo. Prima, si capisce, sui Tgv, poi sui 200 convogli che circolano nella regione parigina e, infine, su tutto il parco rotabile entro il 2020.
 
L’esperimento è già partito su tre convogli del Tgv: tutti gli apparati, dai gabinetti alle portiere, su un sistema intranet controllato da una centrale. Come accade per i componenti di una stazione spaziale. Al primo guasto, alla prima toilette senza acqua e sapone, si interviene. Alla stazione più vicina, senza aspettare che il convoglio arrivi a fine corsa o vada in deposito per i controlli di routine.
 
«L’internet degli oggetti non è un lusso», dice Yves Tyrod, responsabile dell’Itc delle ferrovie «ma un sistema che ci consentirà di risparmiare fino al 30% sui costi di manutenzione. E queste risorse serviranno per fare ulteriori investimenti, migliorare il servizio e il comfort dei viaggiatori».
 
Non solo il comfort dei viaggiatori, per la verità. Anche la qualità del lavoro dei ferrovieri cambierà. Treni completamente connessi, con i loro componenti verificabili e controllabili on line, avranno un impatto non indifferente sull’organizzazione del lavoro di un’azienda ancora novecentesca (come sono ancora tutte le ferrovie del mondo, del resto), nonostante i Tgv e i computer di bordo. La Scnf ha deciso di provarci. Con i primi 600milioni d’investimento.