Il Sole 24 Ore, 22 aprile 2016
Il Brasile di corsa per non fare figuracce per l’Olimpiade
Sventola un po’ dappertutto la bandiera verde-oro, in centro città è quella dei manifestanti pro o contro Dilma Rousseff, nella Copacabana dei turisti è quella dei chioschi che vendono coco bem gelado, ghiacciato, e nei siti degli impianti sportivi è lì a testimoniare l’orgoglio brasileiro per l’Olimpiade che verrà.
La scritta Ordem e Progresso – che campeggia tra le pieghe della bandiera – non è solo una frase presa a prestito dal filosofo Auguste Comte, padre del positivismo; è un imperativo categorico per un’intera città che fra tre mesi ospiterà l’Olimpiade 2016 anche se l’efficienza e l’organizzazione non compaiono in cima alla lista delle qualità dei carioca. La creatività sì. Appare quando si disegnano as chinelas, le infradito di gomma conosciute in tutto il mondo, quando si ammira un palazzo progettato da Oscar Niemeyer, si guarda una fotografia di Sebastião Salgado, si ascolta una canzone di Caetano Veloso. È in quella ricerca disperata della bellezza che trionfa sempre Rio de Janeiro, la città più sensuale del pianeta, l’unica in America Latina che già negli anni 70 vedeva atterrare il Concorde in arrivo da Parigi.
Il conto alla rovescia
La tangenziale che dall’aeroporto Galeão conduce in città è un’arteria trafficata da cui si intravvedono decine di gru che svettano sul profilo delle periferie e dell’area portuale. Un carioca che manca da 5 anni potrebbe non riconoscere interi quartieri della sua città, trasformata dalle nuove opere. Un tram che corre sui binari del centro, nuove pavimentazioni, corsie preferenziali per gli autobus attorno al Porto e l’attesissima Linea 4 della metropolitana che collega tra loro Barra da Tijuca a Ipanema in tredici minuti, in auto se ne impiegano 50-60.
Sono 43mila i lavoratori assunti dalle imprese di costruzioni negli ultimi anni in città, ma nello Stato di Rio de Janeiro sono stati persi 212mila posti di lavori, secondo i dati del ministro del Lavoro. Gli operai che lavorano alacremente in vista dei Giochi non scorgono segnali di ottimismo; Antonio Pereira – 56 anni e una lunga esperienza di saldatore – racconta con orgoglio il rush finale nella consegna dello stadio Maracanà, nel 2014. «Sono stato scelto con pochi altri per presenziare all’inaugurazione, ma oggi, terminati i lavori per l’Olimpiade, non vedo altre possibilità di lavoro. Sono preoccupato».
Neppure Jessica Oliveira, 24 anni, un bel viso castigato dal caschetto di sicurezza e dagli occhiali protettivi utilizzati dai saldatori, scorge segnali di ottimismo ma trova l’ironia per affiancare sogni e realtà: «Volevo fare l’attrice, lavoro come elettricista sulla Linea 4. Ora monto circuiti elettrici alla stazione di Metrò Nossa Sehnora da Paz, è l’ultima fermata, a due passi da Ipanema. Chissà, un teatro d’avanguardia fronte mare…».
Chi ha già un progetto in mente è Wallace Mesquita, 32 anni, carpentiere. Anche lui suda nella costruzione della Linea 4. Vive alla Rocinha, la favela più grande di Rio ma se ne andrà, dalla favela e da Rio. Destinazione Abu Dhabi, nuova vita, insegnerà Jiu-Jitsu, un’arte marziale di cui è cintura nera. «Il Brasile vive una crisi profonda, negli Emirati Arabi ho amici che mi aspettano per questa nuova avventura».
«Onore, cultura, tradizione»
Sono queste le parole con cui Dilma Rousseff ha presentato il Brasile al sorteggio dell’altro grande evento, la Coppa del Mondo ospitata due anni fa. Era difficile immaginare che, poco tempo dopo, il Paese fosse travolto dalla crisi più acuta dell’ultimo quarto di secolo, con un processo di impeachment ormai incombente. Una crisi in cui è in gioco proprio l’onore della presidenta e rievoca l’impeachment del Capo di Stato di 24 anni fa, Fernando Collor de Mello.
Rousseff si dichiara innocente e avrà 180 giorni per presentare la sua memoria difensiva, ma intanto cinque giorni fa la Camera ha approvato, con la maggioranza dei 2/3, l’avvio del processo per impeachment: «Truccato il bilancio dello Stato del 2014», è questa l’accusa del presidente della Camera Eduardo Cunha.
Una grave crisi politica che si riverbera sull’economia, già provata dal calo delle materie prime agricole di cui il Brasile è esportatore netto, ma anche una crisi morale, con varie inchieste per corruzione che investono i vertici del Pt (Partito dei lavoratori), beneficiari di fiumi di denaro provenienti da Petrobras, il colosso energetico del Paese. Una classe politica inquinata da corruttele e sporcata dalle scorie del sistema. Proprio come la Baia di Guanabara dove si disputeranno le gare delle discipline acquatiche, il cui tasso di inquinamento è ben superiore ai livelli consentiti. Un tema impellente alla vigilia di un’Olimpiade che avvicina i poveri ai ricchi, unisce l’alto e il basso della società. Il grande scrittore brasiliano Mario de Andrade parla dello sport brasiliano come sintesi, futilidade e civilização.