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 2016  aprile 22 Venerdì calendario

A Bolloré non basta la Tv, vuole anche il cinema italiano. Ecco i prossimi passi di Vivendi

Vincent Bolloré ha convocato ieri gli azionisti di Vivendi, la media company francese, sulle mitiche (ma scomode) poltroncine rosse dell’Olympia, la sala concerti parigina (solo un tassello del suo impero). Ma a tratti sembrava di essere a Milano. Perché l’imprenditore francese restava con il pensiero fisso a quella che chiama sempre la sua «seconda patria»: «Sono vent’anni che frequento l’Italia e vedo uno sviluppo notevole di quel Paese, che per di più si sta accelerando. L’hanno preso in mano e ha fatto delle riforme: non ci sono più scioperi, l’Italia ha voglia di avanzare». L’assemblea degli azionisti ascoltava, talvolta perplessa.
Entrato agli albori in Mediobanca, Bolloré ha messo nell’ultimo anno il piede sull’acceleratore nella sua campagna d’Italia. Mediante Vivendi, ha investito più di due miliardi in Telecom Italia, dove ore detiene il 24,68% del capitale. Non solo: ha infilato i suoi manager nel board e fatto silurare l’amministratore delegato. Poi ha concluso un accordo con Mediaset: uno scambio azionario del 3,5% con Vivendi, che ha preso pure il controllo della pay tv Mediaset Premium. Ieri all’Olympia Arnaud de Puyfontaine, ceo del colosso francese, ha ribadito il concetto: «Le nostre priorità sono l’Europa del Sud, la Spagna e in particolare l’Italia, e l’Africa», continente dove Bolloré è già presente con i porti e la logistica.
Per scacciare le accuse ricorrenti di essere un investitore a breve raggio, l’imprenditore in persona ha sottolineato che «Vivendi in Telecom Italia è un azionista di lungo termine e con una visione industriale». Lo applaudiva il presidente del gruppo italiano, Giuseppe Recchi, presente in sala (ma non in prima fila). «Se, come leggiamo sui giornali, ci sono tante persone che vogliono investire in Telecom Italia – ha insistito il magnate francese -, vuol dire che non siamo così stupidi. Il fatto che ci investa uno come Xavier Niel, ad esempio, è positivo. E poi una settimana sì e una no anche Vodafone e Orange sono interessati a Telecom Italia». A fine 2015 Vivendi aveva in cassa liquidità per 6,4 miliardi. Potrebbe fare nuovi investimenti, anche in Italia. La media company è interessata ovunque a società di produzione di contenuti video: «Quando ero un ragazzo, il cinema italiano era molto importante – ha sottolineato Bolloré -. Oggi è praticamente scomparso. Potremmo intervenire lì». Niente da fare, invece, su una possibile cordata anti Umberto Cairo su Rcs. «Il Corriere della Sera mi interessa come lettore: così miglioro il mio italiano – ha sottolineato de Puyfontaine -. Ma niente di più».
Ieri qualche azionista ha avanzato delle perplessità sul fatto che Vivendi sia uscita da società Tlc come la francese Numericable-Sfr o Gvt in Brasile, per poi potenziarsi in Telecom Italia. Sta di fatto che quelle dismissioni hanno generato un «tesoretto» che ha permesso, fra le altre cose, di triplicare per il 2015 rispetto all’anno precedente i dividendi distribuiti da Vivendi agli azionisti. A Monsieur Bolloré in testa.