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 2016  aprile 22 Venerdì calendario

Il dietro le quinte del M5s raccontato da Marco Canestrari, ex braccio destro di Grillo e Casaleggio Sr.

«Sono stato per anni l’uomo che seguiva Beppe Grillo ovunque, dal colloquio con l’ambasciatore tedesco a quello con il presidente del Senato. Ho lavorato anni alla Casaleggio accanto a Gianroberto, ero il suo inviato agli incontri nazionali dei meet up, la cinghia di trasmissione tra loro, le cellule originarie del Movimento, e lui. Solo io e altre due persone sappiamo davvero cosa volessero Roberto e Beppe».
Marco Canestrari oggi ha 33 anni. Sa tutto, del passato e del presente di quello che ormai è un’azienda-partito. Alla Casaleggio, dove fu chiamato dal fondatore, lo chiamano con lo sfottò appioppato da Grillo, «la mente grigia». Oggi vive a Londra, fa il programmatore informatico. Ha deciso di parlare e raccontare la mutazione genetica del Movimento, chi l’ha voluta e chi nonostante le lacrime ha tradito le volontà del fondatore dell’azienda.
Perché lo fa? Di solito chi è stato alla Casaleggio una cosa in comune ce l’ha: il silenzio.
«All’inizio eravamo una comunità. Roberto amava quella parola. Ora non più. Era il mio capo, lo ricordo con molto affetto e professionalmente devo tutto a lui. Credeva davvero nel suo progetto, non aveva secondi fini. Ma le cose sono andate diversamente. Al suo funerale mi sono avvicinato a Luca (Eleuteri, il socio di Casaleggio) per salutarlo, lui senza dire una parola mi ha puntato il dito in faccia per venti secondi e mi ha allontanato; forse contava su un presunto accordo di omertà che avrei violato dicendo pubblicamente la mia, ma non sono il tipo».
Che pensa del M5S oggi?
«Con l’Italicum ha la possibilità concreta di vincere le prossime politiche, e cambiare l’Italia. Dubito in meglio».
Perché è pessimista?
«Il Movimento nel 2013 è stato votato per nove milioni di motivi diversi, nessuno dei quali era ritrovarsi un gruppo parlamentare impegnato in una guerra per bande e a coprire le proprie bugie, a cominciare dagli stili di vita, tutt’altro che francescani. È nato denunciando i politici che usavano la querela per minacciare i giornalisti, e ora spaccia robaccia sui siti legati al blog, e alimenta cultura della minaccia e diffamazione seriale in rete. Sono diventati la voce del nuovo oscurantismo. Come gli antivaccinisti che attirano i clic sui siti. Al ministero della Salute ci mandiamo un antivaccinista? È un sistema che allontana le competenze e attira i ciarlatani».
Alla Casaleggio non dicevate che non c’erano leader? Qui si vede un leader, Di Maio, autonominatosi, e un capo sostanziale, Davide Casaleggio. È così?
«Autonominatosi al Tg1 peraltro. Secondo Roberto il direttorio doveva solo smistare responsabilità. Invece è stato usato per fini personali e per acquisire potere».
Mi fa dei nomi?
«L’ascesa di Di Maio, che Grillo aveva cercato di fermare dicendo “non ci faremo imporre il candidato premier dalle tv”, è speculare all’ascesa di Renzi e coltiva di per sé il germe del tradimento. Davvero qualcuno pensa che l’onorevole Di Maio smetterà di far politica a 37 anni, dopo due mandati? Hanno già creato un patto e una casta di intoccabili: tutto quello contro cui Roberto ci spingeva a lottare».
Davide che persona è? È interessato alla politica?
«Davide non ha nessuna passione politica, a differenza del padre. Ma vuole raggiungere gli obiettivi che si dà. Mancato Roberto, il Movimento rimane solo un asset dell’azienda: chi lavora sui portali – sul blog e su Rousseau – è assunto dalla Casaleggio, ad essa risponde e lavora anche su altri progetti, estranei alla politica. Io non credo che loro si arricchiscano, ma finanziariamente questo modello sta in piedi grazie alla pubblicità sul blog – che peraltro risulta la sede ufficiale del M5S – e sui siti che il blog sponsorizza. Se vi rinunciano, devono licenziare».
Tutto questo continuerà a gestirlo Davide, non Di Maio?
«Sì, da quello che mi risulta. Ed è il punto politicamente rilevante».
In che senso?
«Chi ha i dati gestisce tutto. Per esempio, adesso c’è qualcuno in Casaleggio che può sapere chi dei parlamentari ha votato a favore del direttorio e chi contro. L’informazione è potere: se nell’ambito di una comunità alcuni hanno tutte le informazioni, e altri nessuna, questi guideranno i processi in base alle proprie esigenze. Lo dice sempre anche Davide».
Canestrari, Grillo può non vedere tutto questo?
«Può non vederlo, sì. Non gli vengono dette cose molto importanti che succedono: per i referendum chiesti dal Vday 2 sarebbero potuti arrivare dei rimborsi referendari. Fui mandato dalla Casaleggio a chiedere una delega in bianco in favore di Beppe per la gestione di questi rimborsi. Il comitato referendario era composto da ragazzi del meet up di Roma. Chiesi a Davide di garantirmi che Beppe ne fosse al corrente. Non ricevetti risposta. Ci incontrammo all’hotel Ripetta, sottoposi il documento al comitato e ci fu uno scontro perché alcuni non volevano firmare. Fu chiamato Beppe, che arrivò e disse di non saperne nulla, e annullò tutto. Capisce? Grillo non sapeva ciò che stavano facendo».
Che farà Grillo adesso? È obbligato a occuparsi ora di ciò di cui forse non s’è mai occupato?
«Beppe avrà un ruolo decisivo i prossimi mesi. So che di recente si chiede anche lui se la nostra gente volesse tutto questo. È molto dubbioso lui per primo sul M5S di oggi. Gli manderei un consiglio: pensa bene di chi fidarti, guarda il blog adesso, pieno di pubblicità, ricordati di quando mi chiedevi di convincere Roberto a togliere tutti i bottoni “compra” che non ti piacevano. Quello non è più il blog, è un asset aziendale. E nessuno voleva un Movimento così».