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 2016  aprile 22 Venerdì calendario

La modella travolta dal Frecciarossa perché portava le cuffiette

Lei che, quando camminava per strada, faceva innamorare tutti i ragazzi del quartiere. Bella, il fisico slanciato. Andava a testa alta verso i suoi sogni: la moda, lo stile, le passerelle, New York. Le cuffie nelle orecchie, la musica a tutto volume. Come sempre, come tanti ragazzi e non solo, come ieri mattina per andare a scuola. L’ultima sveglia per Lisa Di- grisolo, studentessa milanese, 18 anni compiuti lo scorso ottobre. Non si è accorta del treno, il Frecciarossa che, alle 8, transitava al binario 2 della stazione Certosa, periferia nordovest del capoluogo lombardo. Colpita e trascinata per una cinquantina di metri. L’imprudenza, risultata fatale, è stata attraversare i binari a piedi. Assorta nei suoi pensieri, la musica in cuffia che l’ha isolata da quello che le succedeva attorno.
Pochi minuti prima, Lisa era uscita, aveva percorso il tragitto a piedi da casa al treno, circa un chilometro. Ma, giunta in stazione, non ha imboccato il sottopassaggio pedonale, come molti, troppi viaggiatori sono soliti fare in quello scalo dove non c’è nulla, a parte un bar.
E dove un anno fa una signora ha perso la vita nello stesso modo. Tanti i testimoni che hanno assistito alla scena, e hanno aiutato il personale della Polfer a ricostruire la dinamica. Poche settimane fa, sempre a Milano, una ballerina russa della Scala, Antonina Chapkina, è stata colpita alla testa da un tram, perché distratta dal cellulare che teneva davanti agli occhi. Ha rischiato grosso, ma alla fine se l’è cavata. Lisa, purtroppo, no. Ha fatto quel passo di troppo, e a scuola non ci è arrivata. A dare la notizia ai compagni dell’Istituto professionale per lo studio di design e moda «Caterina da Siena», dove Lisa, aspirante stilista (ma che aveva già realizzato alcuni servizi fotografici come indossatrice) era iscritta al quarto anno, è stato il preside Giorgio Galanti. «Una studentessa seria – dice commosso – dalla personalità esuberante come tanti suoi coetanei; sembrerebbe strano pensarlo, ma a scuola non ci teneva a esibire la sua bellezza più di tanto, peraltro non ne aveva bisogno, perché era così evidente, naturale. Qui faceva l’allieva e basta». Gli amici le hanno fatto notare che aveva i numeri giusti per posare. Si era fatta fare un «book» di presentazione da un fotografo professionista, che cominciava a circolare nelle agenzie di moda della città. I suoi profili «social» la ritraggono impegnata in vari set, in camerino, al trucco. Ma c’erano anche le istantanee della vita di tutti i giorni. Quella di una ragazza di periferia, cresciuta all’oratorio della parrocchia di via Antonio Aldini, strada in cui viveva con i genitori. L’hip-hop, i pomeriggi immersa nel dolce far niente con l’amica del cuore. Lo spazio per qualche trasgressione. «Socievole, allegra, trovava il tempo per due parole o un sorriso», la ricordano nel quartiere. Lisa che non poteva passare inosservata, «perché quando la vedevi, rimanevi abbagliato».