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 2016  aprile 21 Giovedì calendario

Commento al campionato di Maurizio Crosetti

Il paroliere di Francesco Totti torna ad essere Omero, due gol in meno di tre minuti e stavolta sarà un po’ difficile dire che la Roma non l’ha salvata lui. Dopo il rigore (che non c’era) del 3-2, zoomata sul viso di Spalletti che comunque non esulta mai, però nell’occasione un sorrisetto ci poteva pure stare, invece di quel muso da martire trafitto. Poi la telecamera si sposta su un tifoso giallorosso che scatta foto e piange, la tempesta emotiva è completa, una tempesta perfetta. Ondate che si abbattono sulla Roma risorta, sulla classifica galvanizzata (il terzo posto pare fuori discussione, l’Inter incompiuta cade a Marassi che tanto diede a Mancini) e sul futuro di un campione ormai salito agli onori dell’altare. Gloria a Totti, ma questi spaventosi e scintillanti sussulti di vita renderanno ancora più complicato il nodo da sciogliere, la gestione dei quarant’anni a settembre, la dialettica del Tempo sovrano (non a Roma, non adesso). Dirlo ora può sembrare blasfemo, ma questi sono gol che complicheranno le ultime righe del romanzo, tutte da scrivere. Una bellissima, ingannevole immortalità che vale per una sera o per qualche giorno, ma che allontana le esigenze della realtà, quelle che reclamano sempre il conto. Che si eviti almeno la commedia e si rispetti la storia.
Invece per lo scudetto prossimo venturo, molto prossimo, venticinque aprile o primo maggio: il giorno sarà speciale anche nel calendario, e segnerà una festa comandata come si conviene al quinto titolo consecutivo. Juve e Napoli hanno segnato 9 gol in due, nel campionato feriale non hanno ceduto neppure di un millimetro e il finale della storia è in arrivo, siamo alle ultime sillabe, l’assassino è noto da tempo: ai bianconeri basterà un punto in più, cioè vincere a Firenze se il Napoli poi pareggia a Roma, oppure pareggiare se il Napoli all’Olimpico dovesse cadere (e con quel Totti, chissà). Ormai ci siamo: nessuno poteva togliere lo scudetto a chi si è preso 70 punti su 72 nelle ultime 24 partite, una mostruosità.
Il feroce appetito juventino ha sminuzzato la Lazio, prima i dentoni di Mandzukic, poi i canini di Dybala, due volte. L’argentino è l’uomo dello scudetto insieme a Buffon e Allegri (e al Pogba degli ultimi quaranta giorni). Ha tutto per diventare uno dei più grandi bianconeri della storia, l’età e il genio sono per lui ma anche la capacità di crescere e imparare ancora. A un certo punto ha recuperato un pallone in area di rincorsa, come un mediano guastatore, segno che la testa è quella del giocatore totale, mentre piedi e istinto hanno purezza da fuoriclasse. Nessuno, un anno fa, poteva pensare che il sostituto di Tevez sarebbe stato migliore di Tevez. Anche in questa scelta, oltre che in altre mosse sul mercato (Khedira specialmente) è il segno di una superiorità assoluta. Del club, non solo della squadra.