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 2016  aprile 21 Giovedì calendario

Della Valle compra azioni Rcs perché considera l’offerta di Cairo troppo bassa

«Noi siamo compratori e non venditori di azioni Rcs. Le operazioni possono essere tentate ma poi devono riuscire. E mi pare di aver capito che il valore dell’operazione non sia congruo e, comunque, a me non interessa perché le azioni non le devo vendere ma probabilmente le dovrò comprare»: ieri Diego Della Valle ha chiarito in parte la sua posizione nel risiko in atto sul gruppo editoriale del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, in particolare dopo l’offerta di pubblico scambio (ops) lanciata a inizio aprile da Urbano Cairo sul 100% del capitale di Rcs.
A margine dell’assemblea del suo gruppo Tod’s, l’imprenditore marchigiano ha ribadito di essere pronto a salire di quota dall’attuale 7,3% (primo azionista di fatto dopo la decisione di Fca della famiglia Agnelli-Elkann di vendere il proprio pacchetto al 16,7%). Ma Della Valle è disposto a salire solo a una condizione: perché «vi sia un progetto per una casa editrice libera e con i conti in ordine». Attenendosi a quest’ottica, «saremo azionisti Rizzoli su qualsiasi tipo di progetto» ma oggi l’imprenditore di Sant’Elpidio a Mare, vicino Fermo, sostiene di non fare parte di alcun blocco. Quindi, se anche venissero confermate precedenti indiscrezioni di stampa che volevano Cairo con il 4,7% in pressing sul patron della Tod’s per unire le quote, tantomeno adesso Della Valle sembra intenzionato a vendere azioni all’editore di La7.
Anzi, Della Valle rilancia: «ci sono dei compagni di percorso con cui l’anno scorso abbiamo fatto un patto di qualche giorno per eleggere il consiglio e per dare stabilità alla Rizzoli che non aveva». L’a.d. Laura Cioli ha «presentato un piano che sembra un buon piano e realizzabile. I primi risultati sono buoni e mi sento di continuare e a credere di appoggiare il lavoro che stanno facendo. Mi augurerei a fine anno di vedere realizzato quello che l’a.d. ha proposto, che darebbe sicuramente un buon valore all’azienda». E anche sul giudizio verso il management Rcs, si distanziano le posizioni dei due imprenditori con Cairo molto critico sull’operato del precedente a.d. Pietro Scott Jovane (oggi in Banzai) e più distaccato nei confronti di Cioli, seppur non avendole in passato risparmiato qualche frecciata.
Comunque, Della Valle non risparmia formali parole di elogio verso Cairo, «un amico» che «ha fatto bene a provarci. È il suo mestiere, quindi non la considero un’operazione ostile. Ha il diritto di tentare questa operazione, che ovviamente dev’essere tentata e poi riuscire». Intanto, secondo nuove indiscrezioni di stampa, Cairo sta incontrando le banche creditrici di Rcs per 423,6 milioni di euro, e sempre ieri si è espresso Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, creditrice e azionista di Rcs nonché advisor tramite Banca Imi dello stesso Cairo. «È importante che Rcs sia rimessa in condizione di funzionare correttamente, di crescere e di mantenere il ruolo che ha nell’informazione italiana», ha dichiarato Gros-Pietro commentando l’offerta di Cairo. «In questo momento la struttura finanziaria di Rcs non è quella ideale, c’è più debito che equity ed è importante ritornare a una struttura ideale».
La voce degli altri azionisti, o almeno di una parte di essi, si è levata infine con Marco Tronchetti Provera, a.d. di Pirelli che ha in mano il 4,4% di Rcs, secondo cui «il prezzo e la struttura dell’operazione si possono e si debbono migliorare: sta agli offerenti decidere». Tronchetti Provera rispecchia così l’annuncio del cda di via Rizzoli che ha bocciato l’ops di Cairo bollandola come «significativamente a sconto» e peraltro né concordata né preventivamente comunicata. Rimane aperto però un margine di trattativa dando per probabile un ritocco all’insù dell’offerta dell’editore piemontese.
Ieri il titolo Rcs ha chiuso in Borsa a -00,9% a 0,5825 euro.