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 2016  aprile 21 Giovedì calendario

Il caso dei tremila licenziamenti nel call center

È buio pesto nella vertenza di Almaviva Contact che si trascina da mesi. In ballo ci sono 2.988 esuberi, tra le sedi di Palermo (1.670), Roma (918) e Napoli (400). Ieri il governo, con il viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, ha incontrato i rappresentanti dell’azienda e dei sindacati. Al termine di una lunga giornata di riunioni, confronti e trattative serratissime, però, la proposta avanzata dall’esecutivo non ha messo d’accordo le parti. Per questo oggi e domani a Palermo sono in programma nuove assemblee dei lavoratori.
Il governo ha chiesto in un verbale stilato in serata «la revoca dei 3 mila licenziamenti, nuovi contratti di solidarietà per sei mesi su tutti i siti dell’azienda senza superare le attuali percentuali di utilizzo, nessun trasferimento di commesse nel periodo di durata dell’ammortizzatore sociale da una sede all’altra». Secondo il viceministro Bellanova il documento ha incassato «l’assenso dell’azienda». Agli incontri hanno partecipato, tra gli altri, il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, il vicepresidente della Regione Sicilia, Mariella Lo Bello, e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
Almaviva e sindacati si incontreranno di nuovo il 26 aprile nella sede di Unindustria per proseguire il confronto, come prevede la procedura, anche sulla base dei sei punti della proposta avanzata dall’esecutivo. Il colosso dei call center, che in Italia ha 8 mila lavoratori, è in una pesante crisi: perde un milione e mezzo al mese, secondo gli insider, per colpa di un mercato che non garantisce la sostenibilità e il rispetto delle regole, tra delocalizzazioni e gare al massimo ribasso.
Ora Almaviva avrebbe raccolto l’appello del governo di arrestare la procedura per i 3 mila licenziamenti, ma ha chiesto «una verifica con i sindacati per capire come fare fronte alla sostenibilità economica degli esuberi». Inoltre avrebbe prospettato la definizione di un’intesa con l’esecutivo sullo stop alle delocalizzazioni oltre all’inasprimento delle sanzioni per chi sposta all’estero le commesse. In altre parole l’azienda è disponibile a estendere i contratti di solidarietà, ma questi sarebbero uno degli strumenti, non l’unico, per affrontare la crisi.
Scetticismo trapela dai sindacati: «La proposta di Almaviva è differente da quella avanzata dal governo, al momento non ci sono i presupposti per arrivare ad alcun accordo – spiega il segretario provinciale della Slc Cgil di Palermo, Maurizio Rosso —. Per noi è fondamentale che ci sia un equilibrio nella ripartizione della solidarietà tra le sedi del gruppo e che non si attuino spostamenti di volumi e di commesse. Su questi punti siamo pronti ad andare avanti ad oltranza». Parole condivise da Francesco Assisi e Eliana Puma della Fistel Cisl di Palermo-Trapani, che rincarano la dose: «Il governo aveva chiesto ad Almaviva di prorogare i contratti di solidarietà alle condizioni vigenti, invece, Almaviva chiede più flessibilità e condizioni economiche peggiorative».