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 2016  aprile 21 Giovedì calendario

Gli allarmi rossi e la saggezza dei media

I cosiddetti “allarmi rossi sul terrorismo” – fatto salvo il lavoro tenace e si spera segreto delle varie intelligence – lasciano il tempo che trovano. Servono solo ad aumentare il nervosismo e l’insicurezza, dunque a servire oggettivamente il terrorismo, renderlo più forte e più incombente di quanto già sia. Quanto alla congruità e all’utilità, il voto è comunque zero: perché dove e come i terroristi colpiranno non si sa, essendo ovunque il loro campo di guerra ed essendo chiunque il loro oggetto di odio e di sterminio. Spiagge o mercati o piazze o treni, chiese o sinagoghe, alberghi o ristoranti, scuole o maratone o teatri, luoghi simbolici e luoghi qualunque, la sola certezza (confermata dai fatti) è che nessun abitante dell’Occidente può sentirsi al sicuro, così come (da tempo) nessun abitante d’Asia e d’Africa. Dire “ve lo dico io, dove uccideranno”, come ha fatto il Bild, è solo una vanteria giornalistica di terz’ordine, buona per fare surf sull’onda della paura. Vero che i nervi saldi non sono uno dei compiti istituzionali dei media, ma su certi argomenti bisognerebbe attenersi al noto senza speculare sull’ignoto. La sola cosa saggia e veritiera da scrivere è “facciamo molta attenzione, cerchiamo di vivere normalmente e mettiamo nel conto che una percentuale piccola ma significativa di noi può essere coinvolta in un attentato”. Il resto è chiacchiera di dubbio gusto.