21 aprile 2016
La legittima difesa divide la maggioranza di governo • Gli italiani temono soprattutto i furti in casa • Il riesame annulla l’arresto dell’infermiera accusata di aver ucciso tredici pazienti • Importiamo dall’estero frutta e verdura zeppa di pesticidi • La regina Elisabetta compie oggi 90 anni • L’uomo che ha sparato alla moglie
Legittima difesa La legittima difesa divide la maggioranza di governo. Il diritto a proteggersi dal rapinatore che con violenza entra in casa pronto a sparare è chiesto fortemente dalle vittime, ma spacca la politica. Per 48 ore litigano Pd e Ncd. Alla fine il risultato è un nuovo rinvio della norma che potrebbe dare più tutela agli aggrediti. Accadrà oggi, alle 10, nell’aula di Montecitorio. All’ordine del giorno c’è la nuova norma, firmata dal Pd David Ermini, su un diritto di autodifesa «rafforzato». Il tema è quanto mai popolare, come dimostra il fatto che 200mila persone hanno già sottoscritto la legge proposta dall’Idv di Ignazio Messina, ieri in piazza davanti Montecitorio, presente pure il ministro Costa per un’adesione anche fisica. Ma da un anno i partiti non si mettono d’accordo. Come dimostrano i testi della Lega e l’ultima versione del Pd contestata da Ncd. Bisogna partire dall’attuale articolo 52, modificato nel 2006 dall’allora Guardasigilli leghista Roberto Castelli, per capire le divisioni di oggi. Dice il testo oggi in vigore che «non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa». Alla magistratura, sulla base di questo testo che il Pd tuttora sostiene, è toccato decidere se chi sparava contro il ladro aveva ragione o era andato oltre. La Lega propone la soluzione estrema, legittima difesa sempre. Il Pd non tocca l’articolo 52, ma il 59 che riguarda le «circostanze erroneamente supposte». Scrive che «la colpa dell’agente è sempre esclusa se l’errore è conseguenza di un grave turbamento psichico causato dalla persona cui è diretto il fatto», cioè il ladro. Costa insorge. Dice che non basta perché riguarda solo l’errore. Chiede che ci sia legittima difesa se di mezzo ci sono dei bambini. Il Pd è diviso e teme di sbilanciarsi troppo verso le pulsioni di strada (Micella, Rep).
Paure L’ultimo dossier dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza classifica le paure degli italiani di fronte alla criminalità. C’è la sensazione generale, condivisa dall’84 per cento degli intervistati nel sondaggio, che i reati siano cresciuti molto rispetto a 5 anni fa. E tolte le mafie, la nostra ossessione è proprio il furto in casa. Quasi un italiano su tre, il 29 per cento, dichiara di essere molto preoccupato dai ladri di appartamento. Non c’è neanche paragone con il timore di subire il furto dell’automobile (19,7 per cento), uno scippo (18,9 per cento), o una rapina (il 16,7 per cento). (Tonacci, Rep)
Numeri Le statistiche del ministero dell’Interno, che si fermano al 2014, dicono che i borseggi nel 2009 erano 113.000, nel 2014 sono stati 180.000. Per i furti in appartamento c’è stato il boom: 149.000 sette anni fa, 255.000 nel 2014. Le rapine in casa sono passate da 2.100 a 3.600, quelle in strada sono arrivate a quota 23.000. Il sociologo Marzio Barbagli: «È innegabile che sull’aumento delle rapine al centro nord abbia influito la maggior presenza di immigrati: nel caso di furti in abitazione gli stranieri sono il 57% del totale dei denunciati». (ibidem).
Armi Chi lavora nei poligoni di tiro da mesi parla di un aumento del 20-30% dei clienti che vanno a sparare per prendere il porto d’armi sportivo. Quella licenza consente la detenzione in casa di una pistola, e la possibilità di trasportarla nel tratto di strada fino al poligono. Stando agli ultimi dati del Viminale, le licenze per “tiro a volo” rilasciate dalle questure sono cresciute del 12% tra il 2011 e il 2014: erano 352.149 cinque anni fa, sono diventate 397.384. Quelle per uso “caccia” sono rimaste stabili, intorno alle 690.000, mentre la normativa più restrittiva ha fatto diminuire quelle “per difesa personale”: da 24.678 si è arrivati a neanche 22.000. Quante siano le armi in circolazione nel nostro Paese è un dato ancora oscuro, perché il ministero dell’Interno non lo diffonde. L’ultima stima affidabile è stata fatta nel 2007 da gunpolicy.org: 7 milioni di pistole e fucili, quasi 12 pezzi ogni 100 cittadini. Un tasso che allora ci collocava al 15esimo posto nel mondo per diffusione (ibidem).
Pestidici Come denuncia Coldiretti basandosi su un rapporto dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, arrivano sul mercato europeo cibi con una presenza di pesticidi e fungicidi oltre ogni soglia fissata dalle leggi sanitarie. In cima agli alimenti più contaminati, i broccoli cinesi (risultati fuori norma in 92 casi su cento), il prezzemolo del Vietnam (78 campioni irregolari su cento), il basilico indiano. E così via, tra melograni fragole e arance egiziane, peperoncino thailandese, meloni dominicani, piselli kenioti. Non si salava nemmeno la menta marocchina: ci si fanno ottimi tè, ma 15 volte su cento è risultata contaminata. Tuttavia il 97,4 per cento dei campioni analizzati in un anno nella Ue risultano in linea con i limiti di legge. «Questo significa - spiega Hermine Reich, specialista di Efsa per la ricerca sui pesticidi - che è basso il rischio che i cittadini d’Europa siano esposti a residui chimici fuori norma e realmente pericolosi. E solo per un pesticida, il dichlorvos, si pongono veri pericoli a lungo termine per la salute. L’Italia è seconda solo alla Germania per numero di analisi a campione svolte, ma il tasso di irregolarità identificate è inferiore alla media Ue dell’1,2 per cento» (Rizzato, Sta).
Infermiera Il tribunale del Riesame di Firenze ha annullato l’ordinanza di arresto di Fausta Bonino, l’infermiera di 56 anni accusata dalla procura di Livorno della morte di 13 pazienti all’ospedale di Piombino. Le motivazioni non sono ancora pubbliche, ma è chiaro che una decisione così clamorosa è un macigno che potrebbe pesare sulle indagini e sull’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. La signora Bonino, dunque, non è un soggetto pericoloso che può uccidere ancora, come aveva sostenuto l’accusa, e non c’è neppure pericolo di fuga. Eppure soltanto il 4 aprile il gip Antonio Pirato aveva respinto l’istanza di scarcerazione presentata dalla difesa e aveva negato anche gli arresti domiciliari accogliendo il parere negativo della Procura. «La decisione dei giudici del riesame è la dimostrazione che questa inchiesta è sbagliata ed è stata condotta in modo superficiale con errori macroscopici, persino una intercettazione sbagliata», reagisce a caldo Cesarina Barghini, l’avvocato dell’infermiera. La Procura di Livorno non ha voluto commentare la decisione del riesame. «Parleremo quando avremo analizzato meglio le carte», hanno fatto sapere i magistrati inquirenti. E adesso? «Adesso bisogna cercare il vero assassino — continua il legale della Bonino —. Che se esiste è libero e può colpire ancora in quell’ospedale o altrove. Si è perso del tempo, la mia cliente è assolutamente innocente». Fausta Bonino è uscita dal carcere alle 17.15. Ad attenderla, su una Panda blu, il figlio medico, che si sta specializzando in anestesia all’università di Pisa. L’infermiera è ancora sospesa dall’ospedale, un provvedimento automatico in caso di arresto, con tanto di stipendio ridotto di quasi due terzi. Ma adesso le cose sono cambiate e con ogni probabilità la Bonino presenterà richiesta di reintegro. Che però non è scontato. «La signora Bonino resta sempre indagata di tredici omicidi e in questo caso è una commissione interna a decidere l’eventuale reintegro», rispondono dall’Asl. Felicità tra i colleghi di Fausta, che hanno sempre creduto nell’innocenza della donna che è stata tra le prime a denunciare quelle morti sospette, ma anche sconforto e apprensione per una vicenda che rischia di diventare un giallo insoluto. «Perché se non è lei, chi è il responsabile di quelle morti, dove si nasconde il vero killer?», ci si chiedeva ieri in quel reparto dove dal 19 gennaio del 2014 al 29 settembre del 2015 tredici persone sono state uccise da bombe di eparina, un anticoagulante che provoca devastanti emorragie (Gasperetti, Cds).
Infermiera 2 Ieri pomeriggio la Bonino ha telefonato al marito Renato Di Biagio, quadro in pensione delle acciaierie Lucchini: «Vieni a prendermi, esco dal carcere». Dopo tre settimane in cui è rimasta reclusa nel carcere Don Bosco di Pisa e in cui ha perso parecchi chili ora dice: «La giustizia prima o poi arriva». Però sa «che ormai il danno è fatto, mi hanno cucito un vestito e ora sarà dura scucirselo di dosso, adesso sono felice ma questo è solo il primo tempo, la partita è ancora lunga per arrivare alla verità». «L’inchiesta ora deve ricominciare da capo, perché l’assassino se c’è è ancora libero», è l’appello del signor Di Biagio. «L’assassino è ancora in giro!», esclama l’avvocato della Bonino, Cesarina Barghini, che comunque adesso si gode la vittoria, dopo 21 giorni passati febbrilmente a studiare le carte fino alla scoperta del «vulnus», quell’intercettazione trascritta male dagli inquirenti («Paola mi raccomando te non devi dire nulla...»), con un clamoroso scambio di voce, perché la frase non era di Fausta ma di un’altra infermiera. Il possibile pericolo d’inquinamento delle prove, dunque, è svanito in un lampo. E Fausta, così, è tornata a piede libero sebbene resti indagata. Non le importa cosa succederà domani, con quali sguardi l’accoglierà per strada Piombino, solidali oppure diffidenti: «La mia coscienza è pulita, guarderò tutti negli occhi senza rancore» (Caccia, Cds).
Elisabetta La regina Elisabetta compie oggi 90 anni. Nessun monarca nella storia britannica è mai stato sul trono a questa età. Nella foto ufficiale dell’anniversario la regina è seduta un divano, vicina al figlio maggiore, il principe Carlo. Di fianco, su una poltrona separata, è seduto William, che regge la mano del figlio George, in piedi sopra a quattro blocchi di gommapiuma (Sta)..
Delitti Assunta Finizio detta Susy, 51 anni. Romana, due figli, l’altra mattina avendo scoperto l’ennesimo tradimento del marito Augusto Nuccetelli, 50 anni, fabbro, lo cacciò di casa. Lui la seguì con una pistola in tasca, la raggiunse in un bar, tirò fuori l’arma e le sparò quattro colpi: uno alla mano, uno all’addome, due al petto. Lei cadde in terra, in un lago di sangue, lui corse verso le recinzioni di quella vasta area verde che separa via di Lunghezza da via di Lunghezzina. La polizia lo acciuffò lì, in canottiera, farfugliante, gli occhi da folle. Mattina di mercoledì 20 aprile in via di Lunghezza 38, periferia est di Roma (Cappelli e D’Albergo, Rep).
(a cura di Roberta Mercuri)