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 2016  aprile 21 Giovedì calendario

La rinascita turca di Gigi Datome

Da Madrid a Torino, passando per Berlino. Il calendario di Gigi Datome è degno del tour di una rockstar, una delle tante anime del capitano azzurro che con il Fenerbahce ha raggiunto le Final Four di Eurolega del 13-15 maggio nella capitale tedesca. Dove il primo trionfo continentale di un club turco potrebbe valer bene un assolo di chitarra del 28enne di Olbia, aspirante musicista. «Non posso svelare il voto fatto per vincere l’Eurolega, di sicuro un nostro successo farebbe scatenare 30 milioni di tifosi. A Istanbul il Fenerbahce è quasi religione» dice Datome, la cui volata proseguirà almeno fino a luglio e al Preolimpico che, come ha ribadito ieri la Federazione, non si muoverà da Torino. Ma prima il sardo vuole raccogliere l’eredità di Gianluca Basile, ultimo azzurro campione d’Europa, nel 2010 con il Barcellona. 
Dopo il 3-0 sul Real Madrid campione uscente, il Fenerbahce italiano con Datome e il gm Maurizio Gherardini insidia la favorita Cska Mosca?
«Il percorso compiuto, con 22 vittorie in 27 gare, ci ha dato grande consapevolezza. Ma non siamo nati ieri e conosciamo i rischi di una gara secca: conteranno i nervi e il momento di forma, e prima ci sarà la semifinale con il Vitoria». Che cosa ha imparato dal coach Zelimir Obradovic, otto volte campione d’Europa?
«Mi ha arricchito come giocatore. Conosce il basket in tutte le sue facce: non risponde agli accorgimenti degli avversari, lui li anticipa… Se qualcosa non va, Obradovic non esita a intervenire a muso duro, ma sa anche farsi amare dai giocatori». 
In azzurro conoscerà un altro santone come Ettore Messina: quali sono le prospettive per l’Italia in proiezione olimpica?
«Messina vede le nostre partite dagli Stati Uniti e martedì mi ha contattato per congratularsi. Non ci conosciamo ancora bene e avremo poco tempo per ingranare: a Torino non ci sarà margine d’errore, ma sono convinto che l’obiettivo Rio sia alla nostra portata». 
Dopo l’Italia e gli Stati Uniti, ha conosciuto la Turchia: come è stato l’impatto?
«Istanbul è incredibile, con uno speciale mix di culture non riproducibile altrove. Qui si vive bene, peccato soltanto che il traffico sia mostruoso, altro che Roma: per compiere il tragitto aeroporto-casa servono due ore e mezza. Abito nella parte asiatica, ho i miei posti preferiti per mangiare anche se quando la mia compagna o i parenti vengono dalla Sardegna mi portano formaggi, salsicce e bottarga. Ma nei giorni liberi visito la parte europea». 
Come ha vissuto gli attentati che hanno colpito Istanbul?
«È un fenomeno che non riguarda solo la Turchia, ma tocca l’Europa e il Mondo. L’immensità di una città di 20 milioni di persone ti porta a pensare che nella parte asiatica si stia più tranquilli, ma non possiamo dirlo con certezza. Un po’ di apprensione c’è sempre, ma cerco di vivere la mia vita». 
Vincendo l’Eurolega, crede che la porta della Nba le si potrebbe riaprire malgrado a Istanbul lei abbia un contratto fino al 2018 con 1,7 milioni di stipendio?
«Ho sempre ragionato anno per anno. Non ha molto senso parlarne oggi, ma se a giugno la Nba sarà un pensiero, significa che sarà arrivata una chiamata importante. Questo però è il momento di concentrarsi sul campo: l’Eurolega e le Olimpiadi sono pensieri meravigliosi».