La Stampa, 21 aprile 2016
L’uomo che di mestiere scrive a mano lettere d’amore. Storia di un italiano a Parigi
Nell’era frenetica dei «clic» l’amanuense 2.0 si concede il lusso della bella grafia e della lentezza. China, pennino o stilografica a punta mozza: Gabriele Dal Grosso fa il calligrafo a Parigi.
Le creazioni del maestro italiano sono molto richieste. L’invito frettoloso con la mail non piace più, ora è chic spedire una lettera scritta a mano in onciale come i testi bizantini.In Finlandia imparare la calligrafia in corsivo non sarà più materia di studio obbligatoria da agosto: basterà conoscere lo stampatello. Un’eresia per Gabriele Dal Grosso, 38 anni, originario di Arona, cittadina in provincia di Novara che si affaccia sul Lago Maggiore. Ha messo nel cassetto il suo diploma di insegnante ed è partito per la capitale francese con un sogno: rilanciare la calligrafia.
Non è solo una questione di arte e bellezza: «La scrittura in corsivo sviluppa particolari aree del cervello – dice Dal Grosso -. Se avessi insegnato, avrei puntato molto sulla bella grafia dei miei scolari. Scrivere rievoca l’arte degli antichi amanuensi ma è anche una forma di meditazione. Quando scrivo non penso più a niente».
Servono pazienza e massima concentrazione, chi scrive a mano attiva percorsi mentali non più battuti e anacronistici: «Mi esercito un’ora e mezzo al giorno. Trascrivo brani tradotti in italiano dal “Bhagavad Gita” (un testo sacro dell’induismo, ndr), versi della “Divina commedia”, canzoni di Fabrizio De André o dei “Nirvana”. Ma anche molti testi francesi: da italiano, devo imparare bene gli accenti che a volte sbagliano pure i madrelingua. E se qualcosa non viene bene, butto via tutto e ricomincio».
Gabriele ha sempre avuto una bella grafia: gli è capitato anche di scrivere lettere d’amore per conto d’altri. Da due anni, da quando si è trasferito a Parigi per vivere con la gallerista Roberta Molin Corvo, è diventato il suo primo mestiere: «Ho iniziato a scrivere inviti per gli eventi della galleria e da allora non mi sono più fermato. Me lo chiedono per sfilate di moda, vernissage. A Parigi è una professione molto ricercata».
Gabriele si è occupato degli inviti per l’ultimo evento di Fendi e dei segnaposti per il pranzo esclusivo promosso da Swarovski all’Ambasciata degli Stati Uniti a Parigi per la Giornata internazionale della donna. Ma le occasioni sono le più svariate: «Un profumiere ha voluto che gli trascrivessi tutti i nomi dei suoi tester. E poi tra poco è giugno, il mese delle sfilate nella capitale francese: è il periodo più impegnativo per noi calligrafi».
Scrive in onciale (un’antica scrittura maiuscola usata dal III all’VIII secolo nei manoscritti latini e bizantini), cancelleresco (corsivo decorativo), a getto spontaneo o con un corsivo classico elaborato in modo personale: «Il carattere viene scelto dal cliente, come pure la carta. Uso un pennino oppure una penna stilografica con punta mozza e un’ampiezza che varia da 1 a 2 millimetri e mezzo acquistati solo in un negozio di rue Palissy. Conto di imparare il giapponese, il persiano o l’arabo, lingue che hanno lunghe tradizioni legate alla calligrafia. Che cosa mi manca? La penna d’oca».