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 2016  aprile 21 Giovedì calendario

Così Bertolaso ha perso i poteri da supereroe

S’era già accantonata l’idea di vedere Guido Bertolaso sindaco di Roma, con Claudia Gerini vicesindaco e Francesco Totti assessore allo Sport, secondo gli annunci un po’ giocosi del candidato di Forza Italia. Anzi, ormai quasi ex candidato, ed è un altro dolore perché manca un mese e mezzo di campagna elettorale, un tempo utile per aggiornare le massime voltairiane: «Non condivido quello che dici ma darei la vita per sentirtene dire un’altra». 
Dopo il prematuro abbandono di Antonio Razzi, che si era presentato agli elettori annunciando l’ingaggio di mezzo milione di gatti perché pasteggiassero a topi, Bertolaso è rimasto il protagonista assoluto della contesa. Si rischierà di essere un po’ cattivi, ma dove trovarne uno così? È riuscito a dire, in tre momenti diversi, che fra i concorrenti il suo preferito era Roberto Giachetti, che la moglie – pure – non avrebbe votato per lui ma più probabilmente per il candidato del Pd e, in quanto a sé, mai stato berlusconiano: «Sono un vecchio affezionato alla Dc». Per verificarlo, ha detto, avremmo dovuto domandare nei giri della vecchia Margherita chi avesse organizzato la campagna elettorale di Francesco Rutelli nel 2001, e precisamente quella per Palazzo Chigi contro Silvio Berlusconi. Riassumendo: il candidato di Forza Italia avrebbe volentieri scelto il candidato del Pd, la moglie del candidato di Forza Italia né più né meno e il leader di Forza Italia non era mai stato votato dal candidato di Forza Italia. Piuttosto surreale, e ingarbugliato, ma non è colpa nostra.
Anzi, non è nemmeno tutta colpa di Bertolaso, che negli anni in cui guidava la Protezione civile era una specie di supereroe, e in poche settimane è stato capace di scialacquare una fortuna già intaccata dalle inchieste della magistratura successive agli interventi dell’Aquila. Forse un po’ di colpa è di chi (Berlusconi) lo ha innalzato a campione del partito perché per Roma è «la più grande chance del Dopoguerra», perché farà «come Rudolph Giuliani a New York», perché è un «assoluto fuoriclasse», e con credenziali del genere il medesimo Bertolaso si è convinto: «Vincerò». E poi: «Berlusconi non mi chiederebbe mai di fare un passo indietro». Conferme prestigiose sono arrivate da Renato Brunetta: «Berlusconi mantiene sempre la parola data».
Eh va beh, è andata così. E un po’ dipende anche dal fatto che il «fuoriclasse» ha esordito con un’intervista alla Stampa in cui si è paragonato a «Mr Wolf», quello di Pulp Fiction «che risolve i problemi». Primo problema risolto, l’alleanza con Matteo Salvini: «I rom sono vessati». Secondo problema risolto, l’alleanza con Giorgia Meloni: «Non può candidarsi, deve fare la mamma». E poi via con tutti gli altri problemi, con quello del Tevere che Carlo Verdone, in un vecchio film, avrebbe asfaltato «così finalmente se score, se score...»; Bertolaso si limiterebbe a renderlo balneabile. Con i problemi degli ultras: «Basta con le tifoserie organizzate». Con i problemi dell’accattonaggio (tentativo di rientrare su posizioni leghiste): «Toglieremo i cassonetti per evitare che i rom ci rovistino dentro». Con i problemi del consenso, segnalati dai sondaggi, e risolti con fantomatiche gazebarie dalle quali Bertolaso è uscito con «il 96.7 per cento di sì», una percentuale imbarazzante anche per un Ceausescu. Con i problemi naturali: «Chiedete ai miei avversari come si affronta la piena del fiume». Più in generale con i problemi della volontà e della visione, affrontati su twitter insieme con Nonno Arsenio, centonovenne, «con cui ho parlato del futuro della nostra città». E, per concludere in lirica, con i problemi dell’anima: «Vorrei eliminare le periferie esistenziali». E invece le periferie esistenziali stanno per eliminare lui.