Il Sole 24 Ore, 20 aprile 2016
Com’è andato il primo giorno sul mercato dei nuovi bond argentini? Un ritorno atteso da 15 anni
Per l’Argentina la giornata di ieri ha segnato il suo ritorno sui mercati internazionali dopo il default del 2001 e una lunga battaglia legale con i creditori chiusa lo scorso febbraio. Per la prima volta da 15 anni Buenos Aires ha collocato un bond da 16,5 miliardi di dollari raccogliendo richieste da investitori istituzionali per 70 miliardi.
Il bond il cui prezzo è stato annunciato ieri sera dopo la chiusura di Wall Street è l’ammontare più consistente degli ultimi 20 anni per un bond governativo, secondo i dati di Dealogic e verrà in parte usato dal governo argentino per rimborsare i creditori e un gruppo di hedge fund della Elliott management di Paul Singer che non hanno accettato la ristrutturazione del debito proposto negli anni scorsi dal Buenos Aires. Il ritorno sui mercati internazionali del secondo paese dell’America Latina, è stato reso possibile da una sentenza del Tribunale di New York che ha sbloccato i pagamenti fin dal 2014 quando venne dichiarato il secondo default.
Fin dai primi scambi sul grey market il bond è stato scambiato per un controvalore di 16,5 miliardi di dollari dall’iniziale ammontare di 15 miliardi data l’elevata richiesta da parte degli investitori: ad esempio la tranche con scadenza 30 anni, collocata per un ammontare di 2,75 miliardi di dollari, è stata stimata sopra la pari fino a 103 centesimi, una indicazione che probabilmente sul mercato secondario il bond sarà scambiato oltre il prezzo di collocamento con un rendimento dell’8 per cento. La tranche a 10 anni per 6,5 miliardi di dollari rende il 7,5% quella a cinque anni per 4,5 miliardi il 5,875%, infine quella a tre anni per 3,75 miliardi di dollari il 6,250 per cento. Il bond ha ottenuto un rating pari a B- da S&P e B3 da Moody’s. Il rendimento medio per le obbligazioni con scadenza 10 anni con un rating di B- di S&P’s è 8,89 per cento.
L’emissione argentina arriva al termine di un road show internazionale che ha visto più di 340 investitori incontrare il ministro delle finanze Alfonso Prat-Gay tra Londra, New York, Los Angeles, Boston e Washington. «Mi ricordo il default del 2001 e vedere l’Argentina tornare sul mercato dei capitali, è interessante – ha commnetato Ray Zucaro, il responsabile degli investimenti di RVX Asset Management che segue l’Argentina da 18 anni -. Certamente è un segnale positivo vedere il ritorno sul mercato di un tale grande paese». È stato stimato che l’isolamento finanziario del paese per 15 anni è costato all’economia 120 miliardi di dollari e la perdita di 2 milioni di nuovi posti di lavoro che sarebbero stati creati se l’economia avesse continuato a crescere regolarmente. «La mossa del nuovo governo argentino è un passo positivo nella normalizzazione delle relazioni finanziarie – commenta Claudia Calich gestore della società inglese di Asset Management MG, responsabile dei paesi emergenti -. Anche se è una quantità molto elevata da digerire nel breve periodo, una volta assorbita dagli investitori, consentirà anche alle imprese di emettere titoli in dollari. Inoltre contribuirà ad aumentare le riserve in valuta estera del paese, scese a livelli pericolosamente bassi dal momento che il paese è stato escluso dai mercati per 15 anni».
Ora si scommette su quale sarà il prossimo paese sudamericano ad affrontare i mercati internazionali: molti non escludono che Cuba potrebbe essere in pole position dopo la visita del Presidente degli Stati Uniti Obama, un viatico alle banche d’affari statunitensi.