il Fatto Quotidiano, 20 aprile 2016
Il concorsone dei docenti e dei precari è una roba da circo
Basta parlarci per cinque minuti per capire che i docenti precari italiani non hanno voglia di urlare né di insultare chi li governa: chiedono solo percorsi chiari e trasparenti. E un equo trattamento rispetto a quello riservato a chi li ha preceduti. Uno dopo l’altro, raccontano tutti i problemi della scuola e gli ostacoli verso il concorso che dovrebbe dare loro la cattedra a cui aspirano da anni.
I docenti di musica e la guerra tra pari
Adele Ermellini è un’insegnante di musica: precaria da dieci anni, parteciperà al concorsone della scuola (con il quale si assumeranno 163 mila docenti) per la nuova classe di concorso riservata ai professori di musica per i licei Musicali. Si è abilitata all’insegnamento di questa materia con un Tirocinio Formativo attivo di due anni, lo ha pagato 3 mila euro e per accedere ha dovuto fare un concorso a numero chiuso. “Oggi – spiega – per noi abilitati a insegnare musica nelle scuole superiori sembra profilarsi un conflitto d’interessi visto che a giudicare le nostre prove scritte e orali saranno proprio quei docenti a cui toglieremo il posto”.
Una situazione complessa di cui il Miur non sembra aver tenuto conto: nato con la riforma Gelmini, il liceo musicale è entrato a pieno regime nel 2014. Non c’erano, però, insegnanti abilitati per musica. Così, con un provvedimento temporaneo, i docenti di musica già in ruolo (che avevano cioè già superato un concorso e conquistato un posto a tempo indeterminato nella scuola) e che insegnavano nelle scuole medie, dove musica è una delle materie obbligatorie, hanno riempito quelle cattedre scoperte. Fino ad oggi: il concorsone selezionerà finalmente i professori per questi licei, ma attraverso commissari che, promuovendoli, perderanno il posto occupato negli ultimi due anni.
Spostamenti last minute e prenotazioni a vuoto
Ormai per la prima data utile della selezione, mancano otto giorni. “Avevo prenotato l’albergo a Sezze, in provincia di Latina, perché credevo di fare lì la prova scritta di italiano il 2 maggio – spiega Luigi Bozzi -. Un paesone di provincia. Ho pensato: meglio muoversi prima che vada tutto esaurito. Poi gli Uffici scolastici regionali hanno comunicato che per un ‘mero errore tecnico’ avevano sbagliato l’ordine di pubblicazione dell’elenco per distribuire i candidati durante le prove. Hanno ricalcolato le sedi e sono finito a Roma. Per fortuna l’albergatore è stato clemente e ha semplicemente annullato la prenotazione. Certo, dovrò prenotare il treno in ritardo, visto che ho deciso di aspettare ancora. Ma molti miei amici ci hanno già rimesso soldi e tempo”.
“Ma quali 100 metri. Forse voleva dire 100 km”
Ieri, Davide Faraone, sottosegretario del ministero dell’Istruzione, durante una trasmissione su Radio1, si è confrontato con Sara Piersantelli, vicepresidente del Coordinamento nazionale Tfa che rappresentai precari abilitati tramite il Tirocinio Formativo Attivo (e che chiedono un secondo canale di ammissione alla cattedra proprio perché già selezionati a livello nazionale). “C’è stato un errore e ce ne scusiamo – ha detto Faraone, riferendosi al caos sulle sedi – ma nella sostanza non è cambiato nulla. Avevamo obbligo di comunicarle entro i 15 giorni. Se però è capitato che, invece di andare in una scuola si dovrà andare in una a 100 metri di distanza, ci dispiace. Stiamo facendo una prova selettiva per 165mila persone, un piccolo inconveniente ogni tanto ci sta”.
“È un circo – ha commentato una docente sul web -. Adesso mi trovo in un paese con il primo hotel a 10 chilometri di distanza. Prima ero in una cittadina turistica. Ora cosa faccio? Prenoto, aspetto?”.
Gli idonei e il rischio dei posti vuoti
Alberto Limone ha 35 anni. “Ormai abbiamo capito che nella scuola bisogna stare sempre all’erta – racconta -, c’è sempre il rischio di essere fregati, di riforma in riforma”. Fa notare un altro problema di questo concorso: “I docenti possono concorrere per diversi insegnamenti – spiega -. Dopo aver saputo i risultati, possono sceglierne però solo uno. Questo procedimento lascia quindi vuoti i posti nelle cattedre scartate: la graduatoria scorrerà e i posti saranno assegnati agli ‘idonei’, ovvero a un dieci per cento di candidati in più”. A quanto pare, però, esaurito questo dieci per cento, non è stato previsto che eventuali posti ‘avanzati’ siano assegnati. “Si rischia che restino semplicemente vuoti e che non possano occuparli neanche coloro che, nonostante abbiano superato il concorso, non siano rientrati né nel numero dei vincitori né in quello degli idonei”.