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 2016  aprile 20 Mercoledì calendario

Squadra che vince si cambia. Donald Trump rivoluziona il suo team dei miracoli, perché non basta più l’insurrezione dei giovani, ora ha bisogno dei veterani repubblicani

Trump vince e rivoluziona la squadra. Contravvenendo a tutte le regole abituali, Donald ha cambiato la catena di comando alla vigilia delle primarie di ieri a New York. Ma lo ha fatto per un motivo logico, assumendo veterani dei processi politici interni al Partito repubblicano, per evitare che i suoi avversari continuino a «rubargli» delegati per negargli la nomination.
Le urne di New York hanno chiuso quando in Italia era notte, ma la vittoria di Trump non era mai stata in discussione. L’unico dubbio riguardava se avrebbe superato la soglia del 50%, e quindi quanti dei 95 delegati in palio avrebbe conquistato. Il suo vantaggio su Ted Cruz e John Kasich era destinato ad aumentare. 
Eppure Donald ha rivoluzionato la squadra. Fino a pochi giorni fa, la sua sorprendente campagna era stata gestita da un «cerchio magico» che non superava le cinque persone: lui, il manager Corey Lewandowski, il vice Michael Glassner, il capo delle operazioni nazionali Stuart Jolly, e la portavoce Hope Hicks. Lewandowski aveva cominciato a lavorare con il gruppo «Americans for Prosperity» dei fratelli Koch, petrolieri conservatori che finanziano molte attività politiche dei repubblicani, e si era portato dietro Glassner e Jolly, un ex colonnello di 52 anni che aveva fatto la guerra in Iraq, ma non aveva mai gestito prima una campagna presidenziale. La portavoce Hicks, ex modella di 26 anni, era stata scelta da Trump. Questa squadra di fedelissimi aveva fatto miracoli, sfruttando al meglio la sfrontatezza del capo. Ora però non basta più, perché questi consiglieri erano bravi a lanciare l’insurrezione, ma non a navigare le pericolose acque delle regole del partito. Cruz aveva subito dimostrato di avere un’organizzazione migliore, quando aveva vinto i caucus dell’Iowa solo per la sua capacità di individuare e portare ai seggi i propri sostenitori. Ora lo scontro è diventato ancora più complesso, perché il senatore del Texas sta usando i cavilli dei regolamenti per sfilare delegati a Donald. Così ha incassato successi in Colorado e Wyoming, e sta sfilando rappresentanti anche negli Stati dove aveva perso, per impedire a Trump di raggiungere la soglia di 1.237 delegati che renderebbe automatica la nomination. Così la scelta del candidato presidenziale sarebbe rimandata al congresso di luglio. Per difendersi Donald ha assunto due veterani delle campagne repubblicane, Paul Manafort e Rick Wiley, già manager del governatore del Wisconsin Walker, affidando loro 20 milioni di dollari per vincere le primarie. Lewandowski, arrestato per aver maltrattato una giornalista, è stato retrocesso ad assistente e Jolly si è dimesso. Perché la partita è cambiata, e per vincerla ora servono giocatori esperti.