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 2016  aprile 20 Mercoledì calendario

In difesa di Angela Merkel nel caso del comico Böhmermann

 Non le sembra che la vicenda del comico tedesco mandato a processo da Angela Merkel per soddisfare il governo turco confermi quanto l’Europa sia sotto ricatto? O, meglio, che permetta di farsi ricattare? Ormai è chiaro che il nostro ricco continente è «passivo» rispetto a quanto gli sta accadendo attorno. Ci mancava anche questo mercanteggio sulla satira per compiacere chi ci considera solo un bancomat da spremere con la scusa di fermare o no il flusso di migranti. Un’ultima considerazione. non avevo mai comprato un numero di Charlie Hebdo, ho però acquistato qualche numero dopo la strage della redazione. Alla stessa maniera non conoscevo il comico tedesco Boehmermann, ma se sarà tradotta in italiano la sua poesia su Erdogan (pur volgare che sia!) acquisterò il giornale che la pubblicherà!
Italo Mariani
Caro Mariani,
Anche il giusto processo, come la libertà di parola, appartiene alle migliori tradizioni liberali della civiltà occidentale. Ma nel corso del processo celebrato in questi giorni contro Angela Merkel non ho ancora sentito la voce dell’avvocato difensore. Posso tentare di recitarne la parte?
Proviamo a immaginare che cosa sarebbe accaduto se la cancelliera avesse negato alla giustizia tedesca la facoltà di processare il comico Böhmermann, colpevole del reato di «lesa maestà» per avere letto in pubblico una insolente e sguaiata poesia contro il capo dello Stato turco. È possibile che Erdogan, dopo qualche protesta, avrebbe finito per ingoiare il rospo. Ma conosciamo il suo carattere e non possiamo escludere che avrebbe rinviato sine die il viaggio che Angela Merkel si appresta a fare in Turchia e congelato l’accordo sui migranti, stipulato nelle scorse settimane: un accordo che, a giudicare dagli ultimi dati, sta producendo gli effetti desiderati.
Angela Merkel, nel frattempo, sarebbe stata sommersa di elogi. Tutti avrebbero ricordato che la legge tedesca sulle offese ai capi di Stato stranieri è una norma ottocentesca, scritta quando i re e gli imperatori reggevano gli Stati «per grazia di Dio» ed erano «unti dal Signore». Ancora prima di questa vicenda il governo tedesco aveva annunciato che sarebbe stata cancellata dal codice nel 2018. L’opinione pubblica avrebbe riconosciuto a Angela Merkel il merito di avere difeso la libertà di espressione contro le pretese di un uomo di Stato sprezzante e arrogante.
Prima o dopo, tuttavia, qualcuno avrebbe osservato che la cancelliera, con la sua posizione, aveva pregiudicato il funzionamento dell’accordo con la Turchia; mentre Alternative für Deutschland avrebbe resuscitato lo spauracchio della Germania invasa, snaturata e umiliata da orde di migranti musulmani. Messa di fronte a una scelta difficile e imbarazzante, la signora Merkel ha deciso che non è possibile risolvere il problema dei migranti senza la collaborazione della Turchia e che l’accordo è necessario al contenimento del fenomeno. È stata una scelta realistica, ma anche coraggiosa.
Per restare in argomento (la politica fatta dai comici e le sue conseguenze) esiste, caro Taliani, un precedente. Vi è in Francia un comico franco-camerunese, Dieudonné M’Bala M’Bala, che è stato più volte denunciato dalla Lega contro il razzismo e l’antisemitismo per i suoi spettacoli e, più recentemente, processato per apologia di terrorismo. Non sempre, apparentemente, la libertà di espressione merita di essere difesa a oltranza.