Corriere della Sera, 20 aprile 2016
Cosa verrà dopo le app
Il 17 agosto del 2010 con una famosa copertina Wired Usa dichiarò: «Il web è morto, lunga vita a Internet». Con un’analisi che molti compresero solo in seguito Chris Anderson – allora direttore della rivista, oggi un imprenditore – aveva intercettato il lento ma inesorabile declino dei browser come porta di ingresso alla Rete a vantaggio delle app. Come oggi vediamo con chiarezza le App stanno rottamando pezzo dopo pezzo quel mondo antico e anche Google ha dovuto fare i conti con questa interferenza gravitazionale: nel 2015 le ricerche da smartphone, tipicamente via App, hanno superato per la prima volta quelle da computer, ultimo avamposto dei browser (fonte: Amit Singhal). Oggi quella copertina andrebbe rifatta così: «Le app verticali sono morte, lunga vita alle chat bot». Anche qui: stiamo parlando di un lento declino, certo. Come accade nel cosmo tutto sembra fermo e tutto si muove velocemente. Ma le potenzialità delle chat bot, cioè dell’incrocio tra l’intelligenza artificiale e le chat in stile Messenger, WhatsApp o Wechat, sono enormi perché potrebbero rivoluzionare diverse industrie (compresa quella dell’editoria). La promessa è avere un’informazione e dei servizi tagliati su di noi (dunque con qualità artigianale come diremmo nel mondo fisico) attraverso degli spazi che consideriamo personali e protetti anche in termini di privacy (non è casuale che WhatsApp abbia annunciato di essere uno spazio criptato a prova di Fbi dopo il caso dell’iPhone). Non è nemmeno un caso che un sociologo come Derrick de Kerckhove indichi nelle chat un nuovo dialetto dei millenials. La sfida di mezzo è l’interfaccia vocale che si deve adattare alla realtà, esercizio intellettuale non facile per un bot. Bisogna comprendere il gap che esiste tra il linguaggio della burocrazia e quello parlato (cos’altro è il linguaggio dei software vocali se non una sorta di burocratese dell’informatica?). Chiederemo alla nostra chat il volo aereo, gli orari dei ristoranti, il meteo sopra la nostra testa, gli articoli su un tema che ci interessa è il ro(bot) ci chatterà la soluzione come fosse uno dei nostri migliori amici. App americane come Venmo, molto amata dai più giovani per i pagamenti, e app cinesi come Wechat hanno già intercettato la formula chat. Il bot farà il resto. Ci vorranno anni. Ma come è accaduto con le App i primi che lo capiranno saranno gli stessi che prenderanno la volata. Come nel libro R.u.r. di Capek alla fine saranno i ro(bot) a lavorare per noi e non il contrario.