la Repubblica, 20 aprile 2016
La procura chiede l’ergastolo per Daniele De Santis. E l’uomo, accusato di aver ucciso Ciro Esposito davanti allo stadio, gli dà dei buffoni: «Che vi credete che ho paura di morire?»
«Siete dei buffoni, l’ergastolo me lo do da solo, non me lo date voi». La procura chiede l’ergastolo per Daniele De Santis. E l’uomo, accusato di aver ucciso Ciro Esposito, il 29enne di Scampia colpito da due proiettili nel prepartita della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina nel 2014, e morto quasi due mesi dopo in ospedale, grida il suo disappunto fuori dall’aula, al termine del processo. Sul viottolo che conduce all’aula bunker del carcere di Rebibbia, a Roma, ci sono ancora una decina di persone. Dentro è appena andata in scena l’udienza del processo, che si è conclusa con la richiesta di ergastolo per Daniele De Santis, l’uomo che impugnò la pistola quel 3 maggio del 2014 e poi fece fuoco verso Ciro e altri due tifosi del Napoli, uccidendo il giovane. «Mamma, non preoccuparti, vedrai che andrà tutto bene», sussurra De Santis alla donna, che si è avvicinata alla barella su cui lui siede per una lesione permanente alla gamba, subita durante quegli scontri. La madre non trattiene le lacrime, De Santis sbotta e attacca gli inquirenti: «Siete degli ipocriti». Mentre gli agenti della penitenziaria lo separano dalla donna e lo conducono verso l’ambulanza, urla: «L’ergastolo me lo do da solo, non me lo date voi. Che vi credete, che ho paura di morire?». Poi si passa la mano sul collo con un gesto netto, a simulare il suicidio. La mamma, il papà e la cugina, che lo seguono con lo sguardo, scuotono la testa. De Santis, mentre viene caricato sul mezzo, grida ancora: «Buffoni».
I parenti di Ciro sono già andati via. Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito, dopo la requisitoria si stringe al marito e a un’amica. Occhi lucidi, nascosti dagli occhiali, e poca voglia di parlare: «Era meglio che non succedeva niente di tutto questo. L’ergastolo è una magra consolazione, speriamo che glielo diano per davvero». Ciro? «Guardavo altrove, poco l’ho guardato e poco mi interessa. Grazie a Dio la verità che mio figlio mi ha raccontato durante quei terribili giorni in ospedale è venuta a galla al processo».
I pm Eugenio Albamonte e Antonino di Maio hanno chiesto l’ergastolo senza attenuanti per De Santis, per omicidio volontario. L’aggravante della premeditazione non gli è stata contestata anche se «il dolo è massimo, e lambisce la premeditazione». Secondo la procura, infatti, «l’ultrà romanista» ha messo in atto un «piano preordinato»: è uscito di casa con «bombe carta e pistola»; ha cercato lo scontro inveendo contro i pullman di tifosi napoletani, al grido «scendete, scendete, vi ammazzo»; ha provocato i tifosi napoletani fino ad attirarli in una trappola, all’interno del circolo Ciak Village, «dove 4-5 persone col volto travisato stavano aspettando i tifosi del Napoli». De Santis ha sparato «mirando per uccidere chi lo stava inseguendo». E proprio il 29enne di Scampia è stata la prima persona a corrergli dietro e a placcarlo. E poi ad essere raggiunto dai due colpi di pistola: «l’unica sua colpa è di aver sorpassato il cancello del Ciak e di non aver lasciato andare via De Santis».
Di opposto parere è l’avvocato Tommaso Politi, difensore dell’imputato: «Una requisitoria contraddittoria e lacunosa, che dimostra la debolezza dell’impianto accusatorio. Ancora non ci hanno spiegato come avrebbe fatto De Santis a nascondere un’arma da due chili, che nessuno ha visto, in un pantalone di tuta, senza rimanere in mutande nella corsa».