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 2016  aprile 20 Mercoledì calendario

Se si continua così i nati dell’Ottanta andranno in pensione a 75 anni (sempre che trovino un lavoro)

Padoan apre sulla flessibilità in uscita verso la pensione. Boeri replica: fate presto, la Generazione Ottanta aspetta, altrimenti è perduta. Il ministro dell’Economia, a chiusura della maratona di audizioni parlamentari sul nuovo Documento di economia e finanza, fa quadrato sulle stime del governo e rilancia la possibilità di un intervento dell’esecutivo per permettere ai lavoratori bloccati dalla Fornero di andare a riposo: «Ci sono margini per ragionare su strumenti e incentivi», ha detto il ministro dell’Economia che, rispondendo ad una domanda, ha fatto cenno a «forme di finanziamento complementari» che potrebbero consentire, attraverso il sistema bancario, di anticipare l’assegno a chi non ha ancora raggiunto l’età pensionabile. Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini il costo dell’operazione, se a totale carico dello Stato, sarebbe tra i 5 e i 7 miliardi: ha aggiunto che si sta lavorando, accanto all’intervento pubblico, ad uno «sforzo di creatività» e «a soluzioni di mercato». La caccia alle risorse potrebbe cominciare con una «voluntary disclosure 2» che ieri Nannicini ha definito «ipotesi sul tappeto».
La sortita di Padoan giunge dopo una analoga apertura del ministro del Lavoro Poletti e ripropone il clima che si era creato prima della passata legge di stabilità, quando lo stesso ministro dell’Economia non escluse un intervento sulla flessibilità. Tuttavia, per compatibilità di bilancio, la misura fu accantonata e il tempo continua a passare. Per questo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ieri all’Università Cattolica, ha fatto sentire la propria voce: «Le nostre proposte le abbiamo fatte circa un anno fa, il nostro contributo lo abbiamo dato, ora spetta alla politica», ha detto. Il numero uno dell’Istituto di previdenza ha ricordato le ragioni per cui bisogna fare presto: «Dato il livello di disoccupazione giovanile rischiamo di avere intere generazioni perdute, invece abbiamo bisogno di quel capitale umano», ha spiegato Boeri. Anche perché – ha aggiunto – chi è nato nel 1980, e oggi ha 36 anni, rischia di andare in pensione a 75 anni, con cinque anni di ritardo, e con una storia contributiva frammentata e discontinua. Del resto per molti italiani i prossimi giorni saranno un test-verità sulla propria pensione: Boeri ha annunciato che le «buste arancioni» partiranno questa settimana e ha imputato i ritardi alla classe politica.
Ha tenuto banco, durante le audizioni, anche il tema della crescita. Padoan è tornato a difendere il più 1,2 per cento di Pil fissato dal Def per il 2016 e, a chi gli ricordava che l’Fmi riduce la proiezione all’1 per cento, ha replicato: «Vedremo chi ha ragione». Occhi puntati anche sulle clausola di salvaguardia dei conti pubblici, dal valore di 15 miliardi, che prevederebbe l’aumento dell’Iva dal 1° gennaio 2017: Padoan ha detto che il governo definirà nei prossimi mesi una «manovra alternativa» per sterilizzarle. Utilizzando presumibilmente, come dice il Def, spending review e tax expenditures, oltre alla flessibilità Ue.