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 2016  aprile 16 Sabato calendario

Il primo calo dei crediti deteriorati dal 2008

Quella svolta era attesa da tempo, molto tempo, e ora si è finalmente materializzata. Per la prima volta dall’avvio della crisi finanziaria nel 2008, come rivela l’ultimo Bollettino della Banca d’Italia, i crediti deteriorati lordi in pancia alle banche italiane sono diminuiti in valore assoluto, mentre il flusso di nuovi prestiti deteriorati ha registrato, nello stesso periodo, una “forte riduzione” al 3,3% del totale dei finanziamenti su base annua. La svolta dopo 8 lunghi anni si è concretizzata nel corso del 2015. L’anno in cui le banche italiane sono tornate, a livello di sistema, a fare utili dopo quattro anni consecutivi di perdite. Con le sole eccezioni di Vicenza, Veneto Banca e Carige ancora in perdita l’anno scorso, il sistema bancario italiano ha prodotto profitti aggregati per oltre 6 miliardi. Il Roe è tornato positivo dopo anni di rosso e in molti casi la redditività si è alzata a livelli impensabili fino all’altro ieri. Intesa che ha fatto utili per 2,7 miliardi ha oggi un Roe del 6,4%. UniCredit ha chiuso il 2015 con profitti per 1,7 miliardi e un Roe ben sopra il 4%. Le popolari sono tornate a macinare profitti e in positivo è tornata pure Mps. Un anno di svolta che si accompagna all’inversione di tendenza registrata nella corsa continua dei prestiti malati e soprattutto alla minore zavorra delle svalutazioni sui crediti deteriorati che hanno determinato per lunghi anni le perdite del sistema bancario. Il movimento è corale e riguarda un po’ tutti gli istituti. Basta sfogliare i bilanci del 2015. Intesa ha visto scendere lo stock complessivo di prestiti deteriorati dell’1% sul 2014 e ha visto soprattutto flussi netti di ingresso di nuovi deteriorati in calo del 33% in un anno scesi da 8,6 miliardi a 5,7 miliardi. E il forte rallentamento si è riflesso sulle rettifiche scese del 27% da 4,56 miliardi a 3,3 miliardi. Anche UniCredit ha visto scendere il suo stock di deteriorati lordi da 84,4 miliardi del 2014 a 79,8 miliardi del 2015 con un calo del 5,5% su base annua. E le rettifiche sui crediti malati sono scese del 4% in un anno. Trend in discesa anche per Ubi banca. L’istituto ha visto calare sia i deteriorati lordi che quelli netti rispettivamente dell’1,6% e dell’1,9%. Ma in forte contrazione soprattutto l’ingresso di nuovi crediti malati dai prestiti in bonis caduti del 25% nell’arco del 2015. Anche nel caso di Ubi il riflesso dell’inversione di tendenza sui crediti in sofferenza è nel minor carico delle rettifiche di valore effettuate scese a 802 milioni con un -13,6%. Anche banche con rapporti assai più elevati della media di sofferenze e incagli sui portafogli hanno registrato un forte calo. Il Banco Popolare ha visto lo stock dei deteriorati scendere del 4,7% con i nuovi flussi netti in calo del 65%. Le forti svalutazioni effettuate negli anni precedenti si sono arrestate. Nel 2015 il Banco ha avuto rettifiche sui crediti per soli 804 milioni da 3,56 miliardi del 2014. Piccola inversione anche per Mps che ha visto scendere la mole dei deteriorati lordi di 46 miliardi dello 0,6% nell’ultimo trimestre del 2015. La banca senese ha abbattuto del 74% le rettifiche a 2 miliardi dopo le maxi-svalutazioni operate nel 2014. Restano invece in crescita i deteriorati netti a 24 miliardi con un +4,4% sul 2014. Ma anche banche strutturalmente in migliore salute sul fronte della qualità del credito hanno rivelato una tendenza alla decelerazione. La Bpm nel 2015 ha visto flussi netti di nuovi ingressi di crediti malati cadere del 33% e lo stock complessivo dei deteriorati scendere del 2% a quota 6 miliardi. E anche in questo caso l’impatto più significativo è nel minor peso delle svalutazioni nette sui prestiti, scesi di 80 milioni con un calo del 20% sul 2014. L’inversione di marcia nella crescita di sofferenze è un primo segnale di una stabilizzazione del quadro, ma l’effetto più ampio che ha permesso di tornare a produrre profitti per il sistema è stato il forte calo delle rettifiche. Un calo che dovrebbe proseguire anche quest’anno. Le prossime trimestrali dovrebbero confermare la tendenza ormai in atto.