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 2016  aprile 17 Domenica calendario

Per la Grecia si annunciano nuove misure di austerità per 3 miliardi di euro

La comunità internazionale prova a rimettere in carreggiata la trattativa con la Grecia sul terzo salvataggio per evitare un’altra lunga estate calda come quella dell’anno passato. Alla fine delle riunioni di Washington, dove i contatti a margine degli incontri ufficiali del Fondo monetario sono stati pressoché costanti, ci sono pochi punti fermi, salvo un’ipotesi di ulteriori misure di austerità per 3 miliardi di euro. La missione tecnica della troika, che rappresenta i creditori (Commissione europea, Bce e Fmi), tornerà all’inizio della prossima settimana ad Atene, come ha annunciato il direttore del Fondo, Christine Lagarde, dopo un faccia a faccia con il ministro delle Finanze greco, Euclid Tsakalotos.
I riflettori si spostano ora su Amsterdam, dove alla fine della settimana si riunirà l’Eurogruppo. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha detto ieri di ritenere che in quella sede si possano fare passi avanti importanti e che tutta la trattativa possa chiudersi in tempi relativamente brevi. Vale la pena di ricordare però che, nella scaletta originaria, l’accordo tecnico fra la troika e il Governo di Atene avrebbe dovuto avvenire prima di Washington, che qui avrebbero dovuto essere appianate le divergenze fra gli europei e il Fondo monetario e che Amsterdam avrebbe dovuto mettere il sigillo all’intesa. Niente di tutto questo è avvenuto. Il negoziato tecnico resta incompiuto, a Washington le posizioni riaffermate dalle istituzioni hanno semmai confermato le divergenze e a questo punto contare su una conclusione ad Amsterdam appare irrealistico. In particolare, non è risolta la contraddizione della posizione tedesca, ribadita anche ieri da Schäuble, di insistere sulla partecipazione dell’Fmi, accompagnata però dal rifiuto di prendere in considerazione la principale condizione posta dall’istituzione finanziaria, e cioè la ristrutturazione del debito greco.
Un’ipotesi emersa ieri a Washington, ma che non ha trovato conferme ufficiali, è che Atene possa presentare una lista di misure fiscali per oltre 3 miliardi di euro, da far scattare per limitare il fabbisogno, in aggiunta ai 5 miliardi già in discussione, in caso di peggioramento dei conti. Due gli elementi controversi: la composizione di queste misure e i tempi di approvazione. Da parte tedesca, si richiede che vengano passate immediatamente.
I lavori ufficiali del Fondo monetario e della Banca mondiale si sono chiusi ieri con uno scenario di crescita globale «modesta», come ha concluso il comitato dei ministri. Della ricetta “a tre punte” suggerita dall’Fmi, con la politica monetaria che, per unanime riconoscimento non può fare tutto da sola, e le riforme strutturali che nella maggior parte dei casi richiedono tempo per produrre i propri effetti positivi, buona parte della discussione si è concentrata sulla politica di bilancio, che deve essere favorevole alla crescita. Anche se Schäuble ha insistito che la posizione tedesca, di austerità indefettibile, sta guadagnando conensi, dagli altri partecipanti e dal comunicato finale emerge invece la richiesta di impiegare la politica fiscale «in modo flessibile» per rafforzare la crescita, la creazione di posti di lavoro e la fiducia.
Le tasse e la spesa pubblica devono essere orientate «il più possibile» alla crescita, dando la priorità alla spesa per investimenti di alta qualità. Nella pratica, la comunità internazionale ha strumenti limitati per forzare la mano alla riluttanza della Germania, il Paese con margini di manovra più ampi sul bilancio, a utilizzare questi spazi.
Sullo sfondo restano le possibili tensioni di mercato, anche se sono rientrati i picchi dei primi mesi dell’anno. Un’area di attrito fra i grandi Paesi sono i cambi. Un incontro Usa-Giappone ha evidenziato un certo nervosismo di Tokio per la rivalutazione dello yen e il timore americano che il Giappone possa cercare di favorirne il ribasso. Se la Cina ha dato rassicurazioni di non voler utilizzare la leva del cambio per sostenere la crescita, l’Eurozona ha dovuto accettare che la fase di discesa dell’euro che ha aiutato la modesta ripresa nei mesi scorsi è arrivata a fine corsa.