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 2016  aprile 18 Lunedì calendario

La verosimile imitazione di Nadal ha vinto il suo nono torneo di Montecarlo

La verosimile imitazione di Nadal ha vinto il suo nono torneo di Montecarlo, trovando nell’avversario odierno, Gael Monfils, un tipo incredibilmente capace di automatismi muscolari, e totalmente privo di attività cerebrale.
Avevo ammirato, nel leggere i miei colleghi transalpini, orbati di scrittori quali Blondin e Lalanne, qualcuno capace di sottolineare la lunga maturazione del figlio di un guadalupiano e una martinichese, di alludere insomma al non facile percorso di chi giunga da lontane colonie marine per rinnovare i fasti dei nativi Moschettieri.
Proclive alla comprensione di vecchio scriba, avevo augurato a Monfils di essere infine simile a quel che gli aveva augurato un buon parroco dei sobborghi parigini, assegnandogli addirittura un nome regale, quale Giudicaele, un Re Bretone poi divenuto santo. Non sono certamente riuscito a riconoscere nel tennista le qualità suggerite dal patronimico, se non l’involontaria condiscendenza ad accettare il destino di chi raggiunse la santità. L’altruismo di Monfils si è reso evidente all’inizio di un terzo set che l’attuale controfigura di Nadal l’aveva aiutato a raggiungere, giocando un tennis ammirevole, ma del tutto privo di quel che fu l’esplosività di un tempo. Fin lì, e parlo del terzo set, il match era stato mediocre, si era retto sulla mirabile determinazione e lo spirito di sacrificio di Rafa, capace di soffrire, sgambare, accettare, lui che era stato aggressore, un tennis da aggredito. Armato di muscoli non intaccati da alcunchè, Gael colpiva con forza che conduceva la palla a velocità superiori di quella di Nadal, soprattutto con un diritto più esplosivo di certi attuali colpetti del fu Rafa. Non pareva che nemmeno un coach avvisato quanto lo svedese Tillstrom, che l’assiste, fosse riuscito a sintetizzare la superiorità muscolare di Gael in una tattica, se quel bellissimo atleta prevaleva nella velocità, senza mai apparire dominante. Sarebbe giunto, il suo miglior momento, complementare alla stanchezza di Nadal, che era stato sin lì costretto a laboriossimi palleggi per vincere il primo, e abbandonare, con fatica eguale alla dignità, il secondo set, da faticosissimi quanto vani svantaggi di 1-3, 3-4, 5-6.
L’inettitudine alla vittoria di Monfils sarebbe emersa all’inizio del decisivo terzo set, con un parziale di 2 punti a 12. Sarei lieto di conoscere, al riguardo, l’opinione di Yannick Noah, al quale Gael è stato paragonato, forse soltanto per il colore della pelle. Lo psicanalizzerà, lo farà benedire, lo chiamerà in squadra? Ai posteri.