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 2016  aprile 18 Lunedì calendario

La promozione del Parma, una vera e propria rinascita

Non è una squadra a vincere, ma una città intera. Dopo 395 giorni d’inferno, tanti ne sono trascorsi dal disastro del fallimento, è Parma (e non soltanto «il» Parma) a rivedere le stelle. Promozione in Lega Pro, che significa tornare nel calcio dei professionisti: espiata la colpa, il futuro è una placida discesa. La vera notizia, tuttavia, non è il successo nel campionato di Serie D, che era scontato, bensì la partecipazione della gente.
SCANDALI Ad applaudire ci sono circa quindicimila spettatori, di cui più di diecimila abbonati. Il Tardini è un teatro pronto a esplodere di gioia, la curva Nord stracolma, e la tribuna pure. Non sembra di essere tra i Dilettanti e questo è il messaggio che vuole lanciare la città: la passione non ha categorie di appartenenza, non è di Serie A, di Serie B o di Serie C. È passione e basta. E qui ce n’è in dose massicce. Tanto che a darsi appuntamento sulle gradinate, oggi, ci sono persone che, quando il Parma era una delle sette sorelle e vinceva coppe e coppette, e i giocatori si chiamavano Buffon, Thuram, Cannavaro, Crespo, neanche ci venivano. A trascinare fin lassù chi prima, a Parma, il calcio lo guardava con indifferenza (quando non era spocchia) sono state due componenti: l’orgoglio e la dignità. La voglia, in sostanza, di non restare sepolti sotto le macerie degli scandali e dei debiti, di rialzare subito la testa, di dire a tutti che Parma, la città di Parma, non meritava le ferite provocate da qualche mascalzone.
RINASCITA A dirlo chiaro e tondo, dopo la vittoria (2-1, reti di Guazzo e di Corapi su rigore) sul Delta Rovigo e con la promozione in cassaforte, è Luigi Apolloni, l’allenatore. «A portarci fino a questo traguardo è stata la nostra gente. Noi siamo i rappresentanti di una città che si è sentita ferita e ha reagito con orgoglio e dignità. Ora ci godiamo questo pizzico di gloria». Ad ascoltare queste parole c’è Nevio Scala, il presidente della rinascita. E ci sono anche Lorenzo Minotti, il vecchio capitano di tante battaglie che adesso fa il dirigente assieme ad Andrea Galassi, Fausto Pizzi che ha la responsabilità del settore giovanile, e Alessandro Melli che per un anno ha indossato l’abito del commentatore tv al seguito della sua squadra del cuore. È una cooperativa che viene dal passato per salvare il presente e garantirsi il futuro. Amici, prima di tutto. E sulla base dell’amicizia e di un progetto lungimirante il Parma supera il primo ostacolo. «Il nostro sarà un calcio biologico – aveva detto Scala nell’estate scorsa – senza veleni e senza polemiche». Così è stato. E gli abbracci, a fine partita, tra Apolloni e Scala, e la corsa dei giocatori, trascinati da Lucarelli sotto la curva dimostrano che un altro calcio è davvero possibile.
FESTA E se qualcuno ha ancora dei dubbi è sufficiente accompagnarlo in Piazza Garibaldi, all’ora del tramonto. Arriva il pullman della squadra, scoppia la festa. Bandiere, striscioni, cori, bicchieri di vino e di birra. Quando mai si è vista tanta allegria per una promozione dalla Serie D alla Lega Pro? Dopo il fallimento, i bilanci truccati, le porcherie, i tentativi di riciclaggio, e tutto quello di cui il Parma è stato vittima, la gente avrebbe potuto dire: «Basta, il calcio non m’interessa più». Non l’ha fatto, perché l’emozione di un gol, che sia di Crespo o di Guazzo, scuote il corpo ed è ossigeno per l’anima. E il volto del successo di oggi, tra i tanti che compongono il quadro, è quello di Alessandro Lucarelli, capitano nell’ultima stagione di Serie A e capitano anche adesso, con la stessa voglia di correre e di lottare. Il Parma non è soltanto stato promosso: ha dato una lezione di civiltà.

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Un anno fa voleva smettere. «Il calcio mi aveva schifato, non ne potevo più degli intrallazzi, delle bugie, delle promesse non mantenute». Oggi, a 39 anni, Alessandro Lucarelli annuncia che andrà avanti per una stagione. «Il campionato tra i Dilettanti mi ha riconciliato con il mio mondo. Ho riscoperto valori, ho rivisto gente che gioca solo per passione. Finalmente la parola “business” è sparita dalle mie orecchie. Ci voleva proprio un’esperienza simile».
Quale messaggio manda?
«Dico solo che siamo tornati, il Parma è tornato alla faccia di chi ci ha fatto del male. Chi sono? Lo sanno tutti, non è il caso di ripeterlo anche per evitare di far loro troppo pubblicità».
Come ha vissuto la stagione?
«La Serie D l’avrei fatta solo a Parma, per l’amore che ho verso la maglia e verso la gente. E mi sono divertito».
Adesso che cosa farà?
«Siccome mi sono ripulito da tutte le scorie che mi aveva lasciato l’esperienza passata, vado avanti. Gioco ancora».
Che impressione le ha fatto vedere il Tardini stracolmo?
«Mai visto tanto entusiasmo nemmeno quando eravamo in A. Questa è la vittoria dell’onestà e della pulizia. I nostri tifosi hanno dimostrato come si deve stare vicino a chi sta passando un brutto momento».
Promesse da fare?
«Che correrò e m’impegnerò come un matto finché indosserò questa maglia, una seconda pelle. Ero capitano in Serie A, quando siamo falliti, e lo sono anche adesso che dai Dilettanti siamo risaliti tra i Professionisti. Sono soddisfazioni da conservare gelosamente».
Una dedica particolare?
«Alla nostra gente. Quello di Parma è un pubblico da Champions League. Avete visto come ci hanno sostenuto per tutto l’anno? Avete visto quali trasferte si sono sobbarcati? I nostri tifosi sono da dieci e lode».
Che cosa le ha insegnato questa stagione?
«Che quando c’è la passione si può arrivare dappertutto. Mi sento felice e con una responsabilità ancora maggiore, perché non si può deludere questa meravigliosa gente».