La Stampa, 17 aprile 2016
Renzi taglia l’Irpef per il 2017. Un’altra mossa del Premier in vista delle prossime elezioni
Conscio della posta in gioco nella sfida del referendum di autunno, pericolosa per il governo a differenza di quella odierna, il premier prepara il campo per arricchire la strategia d’attacco con una mossa di sicuro appeal elettorale: un calo delle tasse con impatto positivo sulle famiglie. Ne ha parlato ieri in un’intervista a QN, da cui si capisce che il governo sta valutando un’operazione di riduzione delle tasse a carico delle famiglie, cioè sull’Irpef: anticipata al 2017 invece che nel 2018 come prevedeva il cronoprogramma fissato a luglio scorso da Renzi. E la cosa che non passa inosservata e che fa gongolare i suoi, «fa bene Matteo a spararsi la carta delle tasse nel momento in cui si gioca la partita cruciale», è che il timing della decisione sia fissato proprio in concomitanza con la scadenza elettorale del referendum costituzionale, cioè ad ottobre: quando si metteranno a punto le linee della legge finanziaria, le cui norme avranno impatto a partire dal gennaio successivo.
L’effetto annuncio
E se è vero che qualunque beneficio fiscale i cittadini lo verificherebbero sui propri conti non prima dell’estate 2017, l’effetto annuncio in questi casi può comunque fare la sua parte eccome: «Pensavamo di intervenire sull’Ires nel 2017 e sulle famiglie nel 2018, ma tutti, anche gli imprenditori, mi dicono che è urgente mettere più soldi nelle mani delle famiglie e questa è una delle ipotesi: ne discuteremo in settembre e per ottobre il governo avrà deciso», dice Renzi nell’intervista. In cui annuncia pure che il 16 giugno – alla vigilia dei ballottaggi – il Pd, «che è diventato il partito più determinato contro le tasse», scenderà nelle piazze di tutta Italia in una Festa ad hoc organizzata per celebrare il funerale dell’Imu. È evidente dunque come gli appuntamenti elettorali e il tema tasse siano intrecciati. Da Palazzo Chigi e dal ministero dell’Economia confermano che la strategia di giocarsi la carta delle tasse in chiave Irpef e famiglie già nel 2017 viene valutata seriamente e non da oggi. Ma si vedrà come renderla operativa, «anche perché tutto sarà condizionato dall’andamento dell’economia», dicono gli uomini del premier.
La strategia fiscale
Sul piano più concreto le cose stanno in questi termini, come spiega il viceministro dell’Economia, Enrico Morando. «È chiaro che fare ora una quantificazione è difficile, ma quando l’andamento 2016 sarà consolidato, cioè verso giugno, si potrà fare una previsione più solida su come andranno le cose. A quel punto sarebbe corretto – anche se non ci fossero le condizioni per anticipare al 2017 la misura sull’Irpef – decidere che tipo di intervento si vuole fare: anche decidendo che partirà dal 2018, sarebbe comunque utile comunicarlo per migliorare le aspettative e dare certezza ai lavoratori». E sul fatto che proprio a ottobre si voterà per la Costituzione e sulla prosecuzione della vita del governo, Morando ammette che è vero che questo tipo di manovre creano consenso elettorale. «Ma la domanda è: la riduzione della pressione su lavoro e impresa è o no una priorità? Basta leggere l’ ultimo rapporto della Corte dei Conti con una comparazione della pressione fiscale in Italia paragonata agli altri Paesi europei. Noi abbiamo ancora, malgrado l’intervento sull’Irap e gli 80 euro, un triste primato. Ridurla può determinare consenso elettorale, ma è necessario per una corretta strategia economica e fiscale. E per recuperare un po’ di crescita: su quando e se sarà possibile anticiparla si vedrà tra qualche mese».