La Stampa, 17 aprile 2016
Giancarlo Genta, l’ingegnere che vuole aiutare Hawking a cercare gli alieni con le vele-laser
«ci saranno alcuni ostacoli da superare, ma è un progetto già fattibile. Le nanosonde saranno i primi oggetti costruiti dall’uomo che andranno a vedere che cosa c’è attorno al complesso sistema stellare di Alfa Centauri». Giancarlo Genta è professore al Politecnico di Torino.
è anche membro dell’Accademia Internazionale di Astronautica. È entrato a far parte dell’«advisor committee» (un team di ingegneri e ricercatori) del progetto «Breakthrough Starshot», annunciato a New York dal milionario russo Jurij Milner e ideato con il cosmologo Stephen Hawking e il padre di Facebook Mark Zuckerberg. Obiettivo: lanciare il primo veicolo spaziale verso un altro sistema stellare, ben oltre i confini del nostro Sistema Solare, e raggiungerlo in appena 20 anni a una velocità pari al 20% di quella della luce.
Oltre all’ingegnere torinese, nel team vi sono ricercatori che da anni collaborano con la Nasa, come Gregory Matloff o il veterano dei fisici, Freeman Dyson: Genta, da un ventennio, li mette assieme, con altri esperti di mezzo mondo, in un simposio biennale che si tiene a Torino ed è dedicato proprio alle missioni estreme. «Nonostante vengano visti come progetti da fantascienza, è da anni che pensiamo a queste missioni interstellari nell’ambito dell’Accademia di Astronautica” – osserva Genta -: lì esiste un comitato apposito, fondato da Leslie Shepherd. Lui fu uno degli ideatori, negli Anni 60, del progetto Dedalus per far viaggiare un’astronave robotica verso altre stelle. Sfruttando potenti motori a energia termonucleare».
Ma adesso perché inviare centinaia di microsatellitini verso Alfa Centauri? «Perché sono maneggevoli e perché costano pochissimo. Saranno più piccoli e leggeri di una carta di credito, con tanto di microchip, e saranno un vero e proprio concentrato di tecnologia. Potranno inviarci immagini e dati. Sperando di scoprire attorno a questa stella tripla mondi nuovi e magari, chissà, abitati», aggiunge Genta che 18 anni fa creò il Centro Seti Italia per la ricerca di vita extraterrestre.
«Ma la grande innovazione sarà la vela che sospingerà i microsatelliti. Sarà meno spessa di un foglio di carta e realizzata con le tecnologie dei nanotubi in carbonio – dice -. Per spingerla sarà necessario utilizzare una moltitudine di fasci laser molto potenti e la difficoltà sarà tenerli sempre puntati, e con precisione, verso ogni vela che si troverà nel cosmo. Inoltre sarà complicato mantenere le comunicazioni Terra-cosmo per via delle piccolissime antenne di ricezione dati a bordo dei microsatelliti. Ma sono tutti problemi superabili».
«Questo è un progetto lanciato dai privati – conclude Genta -. Con le agenzie governative, a seconda dei cambi al vertice, i progetti partono, poi si fermano e viceversa. E si perde tempo. Con i privati, invece, una volta partito un progetto, si prosegue. E questo vale anche per la prossima corsa per Marte».