Corriere della Sera, 17 aprile 2016
«L’obiettivo è di vedere il 5% del mio Milan. Troppo poco? Ma se mettiamo un 5% a testa...». Questa sera l’esordio di Brocchi
È entrato nel Milan in punta di piedi, senza l’appoggio pubblico del presidente Silvio Berlusconi che l’ha voluto (e che per la seconda volta alla fine ha preferito non presentarsi al suo fianco), con buona educazione, rispetto per chi c’era prima («Era normale ci fosse un po’ di tristezza, molti erano legati a Mihajlovic, ho detto che anch’io ero legato a lui»), nessuna intenzione di stravolgere ciò che ha trovato: «Non sono un pazzo. E non ci sono maghi che in pochi giorni possono cambiare i pensieri dei giocatori: se credessi che il Milan giocherà subito al 100% il mio calcio, sarei un presuntuoso». È sul gioco delle percentuali, però, che forse Cristian Brocchi ha esagerato un po’ con il basso profilo: «L’obiettivo è di vedere il 5% delle mie richieste, per avere la consapevolezza di avere iniziato un percorso. Troppo poco? Ma se mettiamo un 5% a testa...».
In realtà Brocchi non ha torto: tra il quinto allenatore in tre anni e la trattativa in corso del passaggio della maggioranza ai cinesi (il gruppo Wanda ha smentito di essere fuori dalla partita) il Milan aveva bisogno di segnali rassicuranti. Il problema è che, in questa situazione «non semplice ma entusiasmante», a Brocchi non è concesso tempo. E quindi qualcosa del suo calcio dovrà vedersi presto, magari già stasera, in una trasferta tutt’altro che agevole contro la Samp di Montella (senza Cassano), che il percorso verso «il bel gioco» lo ha iniziato ormai da qualche mese. «È chiaro che il tempo è poco, ma ci deve bastare».
Un’idea di come fare Brocchi ce l’ha, anzi per la verità ne ha più di una. «In allenamento ho già provato molto di più del 5% che mi accontenterei di vedere. E dopo che avremo una partita su cui lavorare, da studiare con i video, i miglioramenti saranno più veloci». Quindi se gli uomini saranno per 10/11 quelli che Mihajlovic ha schierato con la Juve (Honda in panchina, a centrocampo entra Bertolacci assieme a Montolivo e Kucka), il modulo passa dal 4-4-2 al 4-3-1-2, con Bonaventura trequartista. «In passato non ha funzionato? Non posso parlare del passato, ha le caratteristiche per farlo, poi le conoscenze di squadra devono consentire ai singoli di rendere al meglio. Quanto al gioco vorrei che passasse sempre dal centrocampo e credo che il rombo dia più sicurezze sia in fase di possesso che di non possesso».
Brocchi è convinto che il segreto del successo sia nelle «certezze». Nel gioco, nei movimenti, nelle situazioni che si provano in allenamento e poi si ritrovano in partita. «Anche i giocatori più evoluti ne hanno bisogno. Ho sentito spesso dire che questa squadra non ha personalità, ma non è vero. E aumentare le conoscenze fa crescere anche le sicurezze». E se sulle conoscenze tattiche si può essere pazienti, la voglia deve essere da subito al 100%: «Non voglio il pensiero dell’io ma del noi». E chissà perché viene in mente Balotelli. «Non posso chiedere a lui l’interpretazione della gara di Kucka. Ma ci ho parlato, mi ha promesso il massimo impegno. Forse in passato, a livello inconscio, pensava di avere altre occasioni. Ora non le ha». E ripensandoci, non le ha più neanche il Milan.