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 2016  aprile 17 Domenica calendario

Avere 90 anni all’improvviso. Un breviario sulla vecchiaia di Franca Valeri

«Improvvisamente ho novant’anni». Soltanto un De Senectute al femminile poteva aprirsi con un paradosso. E continuare con sfrontata ironia, mettendo in guardia da ripiegamenti e dagli agguati della nostalgia. Perché la posizione del superstite è così, «più divertente che tragica. Ma se non hai la struttura adatta è meglio morire prima». Parola di Franca Valeri, che ha consegnato a Einaudi un insolito breviario sulla vecchiaia. Insolito perché pieno di vita e di perfida indulgenza per il mondo contemporaneo, anche quando si presenta con una veste repugnante. I tatuaggi, ad esempio. Scontato che le facciano ribrezzo, specie su pelle stagionata. Meno scontato che vengano trattati alla stregua di manufatti di pregio, come le poltroncine verdi del salotto. Con la differenza che di bravi tappezzieri non se ne trovano più, mentre il tatuatore «è l’unico artigiano rimasto». O i cellulari: bisognerebbe benedirli, ma ci hanno tolto l’immaginazione, riducendoci a «spie da quattro soldi» di chi ci siede accanto sul Frecciarossa.
Noi e voi. Ai miei tempi e oggigiorno. Inevitabile che le confessioni d’una nonagenaria si configurino come reportage da un’altra epoca, che però Franca Valeri ha il merito di sottrarre al mito aureo ripristinando ombre e sperdimenti. In fondo anche questa è una lezione: mai troppo rimpiangere, perché alla fine si diventa noiosi. E la noia è un rischio che non la riguarda. L’importante, insiste, è attrezzarsi per tempo. Alla vecchiaia ci si deve preparare, altrimenti sono guai. Come succede a teatro. E come succede con un pezzo comico, mai affidato all’improvvisazione, solo precisione e calcolo. «Qualche volta sogno di andare in scena senza sapere la parte. È un incubo spaventoso, peggio ancora di quando sogno di aver perso il cane». Alla fine confessa che i suoi ricordi la fanno ridere. E i numeri dell’anagrafe (95) sono quasi irrilevanti. «Forse avevo lo stesso buonumore a nove, la stessa impazienza a diciannove. Perché qualche cosa me l’aspetto sempre». Qualcosa bisogna sempre aspettarsela.
La vacanza dei superstiti ( e la chiamano vecchiaia), in libreria a giugno da Einaudi.