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 2016  aprile 18 Lunedì calendario

La resurrezione di Nico Rosberg

L’importanza di chiamarsi Nico, il pilota della porta accanto. Vissuto all’ombra di Hamilton, da 10 anni calpesta le piste nella speranza di rivivere le gioie di papà Keke, iridato nel 1982. Due stagioni da vicecampione, la prima combattuta e l’altra da tenero gregario: che cosa passa nella testa del biondo della Mercedes dopo il tris? Per gli amanti dei filotti ci sarebbero pure gli ultimi tre Gp del 2015. Ma, per lui, «quelli non valgono».
Tre è il numero perfetto, come le donne che governano la sua vita meglio degli ingegneri della Mercedes: la moglie Vivian, la figlioletta Alaïa e mamma Gesine. A loro è dedicato il successo di Shanghai, e poco importa se Enzo Ferrari diceva che quando un pilota mette su famiglia guida più lento. Con Rosberg funziona il contrario: «La bimba mi ha dato una grandissima forza».
Più vince più ci prende gusto, come il Leicester di Ranieri al quale si è paragonato. È in un universo parallelo rispetto al jet-set di Hamilton, che fra un selfie con Irina Shayk e una bravata in motocicletta ha smarrito la bussola. Forse non si aspettava un avversario così motivato, forse – dicono – è solo distratto dalle sue tante passioni «alternative». O magari, come sostiene lui, è inseguito da una «nuvola nera». Bottas in Bahrein gli distrugge la gara e poi il malocchio cinese: cambio e power unit da buttare, parte nel Far West degli ultimi e scassa la macchina. Colpa dei detriti e di un contatto con Nasr che rovina il fondo e diminuisce il carico aerodinamico. Lewis fa la spola ai box (cinque pit stop, un record) come un autobus. Però stupisce lo stesso vederlo così arrendevole chiudere settimo.
Ma l’ex amico, con cui a malapena si parla dopo i veleni di due anni fa, centra 75 punti su 75. Testardo ma anche fortunato nell’approfittare delle disgrazie altrui – Ricciardo, che lo aveva beffato in partenza, fora sul più bello – Rosberg guida un’astronave: «Non ho mai sentito tanto feeling con la vettura come adesso». Bilanci? «È troppo presto per farli, questa è la stagione di F1 più lunga della storia. E Lewis non mollerà mai».