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 2016  aprile 18 Lunedì calendario

Non mangiare, non parlare, non dormire. Attali e i nuovi asceti che seguono la filosofia del «non»

La questione è stata ampiamente sviscerata nelle ultime settimane: astenersi si può? È un bene, è un male? Un diritto, una vigliaccata? Fuori dalla politica e, per carità, lontano dai referendum, l’astensione può a sorpresa diventare anche altro: una liberazione, un’arma, addirittura un atto di coraggio. Rinuncio dunque sono, hanno cominciato a dire i nostri amici francesi, che di Cartesio sanno fare sempre nuovi usi. E non basta: mi controllo, mi privo, mi reprimo, e ne vado pure fiero. Quelli del ’68 mandavano l’immaginazione al potere e toglievano i freni al desiderio? Peggio per loro e anche per noi che ci siamo cascati e adesso ci ritroviamo stressati se non sul lastrico. Il nuovo corso dello spirito low cost non poteva sfuggire ai media, né poteva sottrarsi alle etichette, eppure questa volta non sembra soltanto una questione di “tendenza”.
ASPIRAZIONI Il quotidiano le Monde ha dedicato ai «nuovi asceti» ben due pagine d’inchiesta e interviste. A corroborare la nascita di una corrente ascetica, le copie vendute dall’opera di Christophe André, “Méditer jour après jour”, Meditare ogni giorno: 350 mila. 
E poi c’è il successo del digiuno come terapia psicofisica, la diffusione di stage di silenzio (sette, dieci o dodici giorni senza parlare in luoghi ad hoc), la moda dell’alzarsi presto, all’alba: non mangio, non parlo, non dormo, insomma mi astengo, grazie. E poi c’è la voglia di disconnettersi, la fuga da Facebook e altri social (magari solo per un po’, ma accertata statisticamente), la necessità di staccare la spina, il caricatore, il wi-fi. Alla categoria «nuovi asceti» possono aspirare anche gli ambientalisti «coerenti», che predicano e razzolano bene, astenendosi dall’uso dei motori, per esempio, o dal riscaldamento a oltranza. I «bio» consapevoli che hanno bandito dalla tavola almeno frutta e verdura fuori stagione, se non la carne, le uova, il latte e suoi derivati.
GLI ESEMPI Tra gli esempi da seguire non ci sono soltanto le sempre più numerose modelle o attrici che sfidano l’edonismo hollywoodiano per darsi alle privazioni, per lo più alimentari, (citiamo per tutte la più determinata: Gwyneth Paltrow), ma anche economisti e filosofi. «Asceta» si è definito Jacques Attali, che pure esibisce la più grande bulimia dei saperi e delle arti: economista, consigliere di tutti i presidenti della Repubblica da Mitterrand a Hollande, direttore d’orchestra, pianista, compositore, scrittore, saggista. Nel 2014 ha scritto un libro, ennesimo besteller: “Devenir soi” («Scegli la tua vita!», Ponte alle Grazie) in cui invita tutti a fare mente locale, a riconcentrarsi sulle cose essenziali. Modelli: da Gandhi all’abbé Pierre. Chiamato a spiegare la sua sovrannaturale produzione intellettuale ha detto: «Mi alleno, come un atleta o un pianista. E vivo come un asceta».
Il minimalismo conosce un suo successo anche nel campo più ostico della filosofia morale. Ruwen Ogien, uno dei più letti filosofi francesi contemporanei, è il padre della morale minimalista anti-paternalista. 
LA TEORIA Per Ogien, la morale minima tende a riassumersi in un principio negativo, in una forma di nobile astensionismo: non nuocere agli altri. È un uso minimo della morale, che però proprio per questo può aspirare ad essere universale. Sottigliezze per addetti ai lavori e moralisti perditempo? Non proprio, visto che due delle sue opere, “Del profumo dei croissants caldi e delle sue conseguenze sulla bontà umana” (Grasset 2011, tradotto in Italia da Laterza) e “Philosopher ou faire l’amour” (Fare filosofia o fare l’amore, Grasset 2014) hanno superato i record di vendite nel loro settore, e che il suo blog su Libération è tra i più commentati. Anche se non è scientificamente accertato che i lettori di Ogien siano gli stessi che poi frequentano i monasteri per stage di silenzio o pratichino il digiuno una volta al mese, di certo l’ascesi, o almeno una vita più «sostenibile» è diventata aspirazione di molti. 
Per Odon Vallet, specialista di storia delle religioni, attraversiamo un’epoca in cui prevale il «corpo penitente», che ciclicamente, da almeno un paio di millenni, si alterna con la fase del «corpo trionfante». Una volta Gesù, una volta gli dei greci. Solo che la maggior parte dei penitenti di oggi sono quaranta-cinquantenni, top manager, e amanti del bello, anche se parco. Come nota con un certo acume Jean-Pascal David, gestore della Maison du jeûne, la Casa del digiuno, vicino a Aix en Provence, l’ascetismo più in voga è quello a cinque stelle: niente cibo ma «piscina, trattamenti estetici, belle camere e letti comodi». O, come chiosa con logica stringente Odon Vallet: «Ci vuole un clima di abbondanza per arrivare a dirsi: abbiamo troppo, vogliamo meno».