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 2016  aprile 18 Lunedì calendario

Prima gli abiti, poi i libri, le carte, gli oggetti misti e infine ciò che ha un valore sentimentale. Ecco l’ordine corretto nell’arte del riordino

L’ordine corretto del riordino vede al primo posto gli abiti, poi i libri, le carte, il komono (cioè gli oggetti misti) e infine ciò che ha un valore sentimentale. Come è arrivata a quest’ordine?
«L’ordine che si segue nel mettere a posto le cose è uno degli elementi più importanti del Metodo Konmari. Credo che per la maggior parte della gente queste categorie di elementi siano in scala di difficoltà crescente (gli abiti sono i più facili da sistemare, mentre gli oggetti verso i quali proviamo un attaccamento sono i più difficili). Rispetto alle altre categorie, quella degli indumenti è la più agevole quando ci troviamo a valutare l’emozione che suscitano in noi. A mano a mano che passiamo da una categoria all’altra, diventiamo più bravi a riordinare, come un atleta che a forza di allenarsi perfeziona le sue performance».
Può fornire una stima del tempo mediamente necessario per riordinare una casa, in metri quadrati o per ogni occupante?
«In realtà è difficile fare una media, le variabili sono troppe. Se dovessi stabilire un tempo medio, si potrebbero calcolare 4-6 mesi in totale. Ma una volta finito, avrete acquisito le doti necessarie per non ritrovarvi mai più con una casa disordinata. Direi che quasi tutti coloro che applicano il mio metodo, e lo hanno imparato bene, ritengono sia stato un ottimo investimento di tempo».
Quante ore a settimana si devono consacrare al riordino?
«Il mio metodo prevede di riordinare tutto in una volta e il più velocemente possibile. Non è qualcosa che si possa fare a spizzichi e bocconi, o quando vi ritrovate con un po’ di tempo libero. È un impegno vero. Ovviamente quasi tutti lavorano, hanno famiglia e altri impegni, ma direi che se non trovate almeno dieci ore a settimana da dedicare al mio metodo, è possibile che i risultati vi deluderanno».
E nel frattempo si vive nel caos?
«Se devo essere sincera, sì. Quando raccoglierete tutta la vostra roba assieme in un unico punto, ci sarà una bella confusione. Ma sapete una cosa? Andando avanti, il caos diminuisce. Quando scenderete in strada con i sacchi della spazzatura, o donerete tanti oggetti a un’associazione di beneficenza, proverete una sensazione bellissima, che vi motiverà e vi darà l’energia per non mollare. Scegliete una stanza con un po’ di spazio libero sul pavimento e cominciate. Del resto, suggerisco di raccogliere in unico posto tutti gli oggetti di una singola categoria (abiti, documenti, libri…), quindi non dovreste usare stanze diverse della casa».
Non pensa che rischiamo di gettare qualcosa che più avanti rimpiangeremo?
«Sì, assolutamente, e le cose che vi fanno felici quest’anno non avranno più lo stesso effetto tra qualche anno. Ma c’è un’altra cosa che vi posso garantire: il tempo che trascorrerete in una casa disordinata non sarà quasi certamente un periodo in cui vivrete la vostra vita ideale. Siccome non siamo mai in grado di prevedere cosa ci farà felici in futuro, suggerisco di adottare questa regola: decidiamo cosa tenere in base a quello che proviamo ora».
Cosa fare con i regali che non ci danno emozioni ma che ci sentiamo obbligati a tenere?
«Quando un regalo vi arriva da un vostro caro, l’emozione più intensa è quando lo ricevete, e ciò vale solitamente anche per la persona che fa il dono. Quando quell’oggetto diventa di vostra proprietà, la felicità può diminuire, e forse anche scomparire».
Il suo metodo è valido solo per la gente ricca? Le persone con pochi mezzi sono costrette a tenere cose che non le rendono felici...
«Tutti, ricchi, poveri o i tanti che si trovano tra questi due estremi, possono stare meglio a casa propria. Tutti possiamo imparare ad apprezzare il valore che utensili ordinari aggiungono alle nostre vite».
Lei dice che organizzare e riordinare sono praticamente iscritti nel patrimonio genetico giapponese. Perché?
«Ho scritto in 96 lezioni di felicità che il riordino di fine anno è una tradizione nazionale nipponica (promossa anche dalla televisione e dalla stampa) e scherzando ho detto che riordinare in quel periodo dell’anno è praticamente iscritto nel nostro Dna. Però non suggerisco, né in quel passaggio, né in altre parti del libro, che i giapponesi siano più ordinati o organizzati di altri popoli. Anzi, le situazioni di maggiore disordine le ho trovate proprio in alcune case nipponiche – ma forse è perché ho visitato molte più case in Giappone che in altre parti del mondo».
Il disordine digitale (foto, documenti) sta diventando un problema psicologico per la gente?
«Lo spazio digitale che occupiamo è diventato una parte più che reale delle nostre vite. Sono convinta che il concetto di conservare solo le cose che ci rendono felici possa e debba essere applicato anche ai documenti e ai programmi che teniamo nei nostri apparecchi elettronici».

By Ellen de Bruin,
courtesy of NRC Handelsbad, Netherlands.
Traduzione di Maddalena Togliani