Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  aprile 18 Lunedì calendario

Tra i tanti modi di raccontare i delitti in tv c’è l’esperimento (qualche volta riuscito) di Quarto Grado

Non c’è mai stata un’epoca così fiorente per il racconto della cronaca nera in tv, così abbondante di modelli diversi, italiani e internazionali, in concorrenza tra loro.
I canali digitali propongono spesso la rappresentazione dei delitti, stranieri e locali, secondo le logiche del factual e del documentario: storie vere ricostruite attraverso interviste ai protagonisti, a volte reinterpretate da attori. Casi come Making a murderer e The Jinx sono gli esempi più raffinati di questo filone. E la tv generalista? Anche qui non mancano gli esempi. C’è il classico modello da «tv di servizio», stile Chi l’ha visto. C’è il modello da tetra letteratura d’appendice delle interviste di Franca Leosini con le sue Storie maledette. Qual è invece il modello di Quarto Grado, l’approfondimento condotto da Gianluigi Nuzzi che Rete4 dedica ai delitti irrisolti che hanno fatto più scalpore?
Il programma ha in sé diverse anime (venerdì, ore 21.10). Una è quella più scientifica, basata sull’analisi delle prove, su una sorta d’indagine parallela che gli inviati conducono andando di persona sui luoghi del delitto. L’altra è quella che si appoggia all’interpretazione psicologica o parapsicologica dei moventi, che cerca di scavare a distanza nella mente dei protagonisti dei delitti: per fortuna, nel tempo si è ridotta, per dare più spazio alla ricostruzione dei casi. Con un avvocato in linea diretta con il pubblico da casa, anche Quarto Grado prova a fare da tv di servizio, contando molto anche sull’interazione social.
Il meccanismo di questi programmi è noto e circolare: più l’eco mediale che si crea intorno a un caso è forte, più materiale «narrativo» è garantito per serializzarne e reiterane il racconto in tv anche in funzione degli ascolti. Non è facile uscire da queste logiche, tenere insieme il rispetto per il tema delicato e la serietà dell’approfondimento: Quarto Grado a volte ci riesce, e non è poco.