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 2016  aprile 18 Lunedì calendario

La storia della guardaparco colpita da un fulmine che si è riappropriata della vita dopo un calvario durato 15 anni

Milena non bada ai numeri e la sfortuna non le occupa più neppure un pensiero, altrimenti ieri sarebbe stata a casa. Invece è domenica 17 ed è sotto un cielo di pioggia a Valsavarenche, alla premiazione della gara scialpinistica «Tour du Grand Paradis».
Il 17, giorno che Milena Béthaz se fosse scaramantica si barricherebbe in casa, seduta fra amuleti. Il 17 agosto del 2000 un fulmine la trapassò: il dardo infuocato le entrò nell’orecchio destro e le usci dalla caviglia dopo aver fatto esplodere lo scarpone. E il 17 dicembre del 1981, suo padre, sindaco cantoniere di Valgrisenche, piccolo paese valdostano ai confini con la Francia, finì travolto da 12 metri di un’enorme valanga. Louis Béthaz con lo spazzaneve stava liberando la strada da una slavina per consentire a turisti belgi di rientrare alle loro case. 
Il premio agli atleti
Ma Milena ieri era ad aspettare gli atleti e ha premiato le ragazze, non distante dal monumento al camoscio albino, che qualche decennio fa era una delle attrazioni del Parco del Gran Paradiso. «E io correvo proprio come un camoscio», ride Milena. Già, campionessa del mondo di corsa in montagna, proprio in quel tragico 2000: scavalcò ghiacci e pascoli da Zermatt a Cervinia.
Nell’estate del 2000 aveva «coronato un sogno», diventando guardia del Gran paradiso. E in quel mercoledì 17 stava facendo uno dei giri per impratichirsi del suo nuovo lavoro, dopo aver lasciato la scrivania da impiegata alla Regione Valle d’Aosta. Con il collega esperto Luigi Fachin, 51 anni di Aosta, stava seguendo una linea traversa fra gli sfasciumi del colle dell’Entrelor, tra la sua Valgrisenche e vallata di Rhêmes. Erano a 3000 metri quando un temporale portò con sè una pioggia di fulmini: uno uccise sul colpo Fachin, l’altro attraversò Milena e la scaraventò lontano decine di metri. «Non ricordo nulla. Quella saetta ha bruciato la mia memoria anche del giorno prima. Mi è rimasto in mente il volto di Luigi che già avevo conosciuto prima».
Tra la vita e la morte
Il coma, le operazioni al cervello, la paresi, poi tanti interventi al piede destro e infine una lunga riabilitazione. Milena Béthaz è riuscita con una forza di volontà, che gli stessi medici hanno definito «straordinaria», a riprendersi la sua vita. Anche quella da guardaparco. 
«Ho dovuto stare in ufficio, certo. Ma il 2015 è stato l’anno dei miei due splendidi successi», dice con commozione. Un luglio da incorniciare: il suo ritorno sul campo. Non solo, perfino un’avventura alpinistica che l’ha riempita d’orgoglio. L’11 luglio ha abbracciato la candida Madonna sulla vetta del Gran Paradiso, 4061 metri, e ha gridato guardando nella telecamera che la riprendeva: «Sono una galla!».
Oggi ricorda: «È stata Luisa Vuillermoz, direttrice della Fondation Grand Paradis, a convincermi che potevo provare. Mi ha fatto provare i ramponi sull’erba. E mio zio “Netto” mi ha detto che ce l’avrei fatta. Una gioia incontenibile. Avrei potuto ancora salire, mi sentivo forte. In discesa invece la mia caviglia mi ha fatto tribolare».
La guardaparco Milena, laureata in Scienze naturali nel 1997, appena la neve ha lasciato i pascoli dell’alpe Orvieille, dove il re Vittorio Emanuele II aveva fatto costruire uno dei suoi più importanti casotti di caccia, è salita lassù per lavorare. Un ritorno ai suoi studi, quelli sulla marmotta. «Ho fatto una sottotesi sulla loro alimentazione. E a Orvieille c’è il Centro di ricerca per la marmotta. Così ci sono arrivata e ho cominciato a seguire le famiglie di questi splendidi roditori. Sono marchiate e bisogna controllare abitudini di vita, comportamenti», spiega Milena. 
Dopo la malattia
È diventata un punto di riferimento per coloro che tentano dopo un incidente o una malattia di riappropriarsi della loro vita. La sua volontà, il suo ottimismo emerge dal video fatto per «GiroparchiTv». Ora Milena Béthaz ha l’ambizione di raggiungere un terzo successo: «Potrebbe essere il ritorno a Orvieille per lo studio delle marmotte. Però aspetto un’idea da Luisa. La sua proposta per la vetta del Gran Paradiso mi ha dato una forza in più. Ne aspetto un’altra straordinaria, come la mia vita».