La Gazzetta dello Sport, 17 aprile 2016
«Cari, amici, oggi ho voluto stare con voi» ha detto ieri papa Francesco ai profughi di Lesbo, cioè i siriani, gli iracheni, gli afgani e tutti gli altri disperati che sono arrivati dalla Turchia, sono stati rinchiusi nel Moria Refugee Camp e attendono di conoscere il loro destino

«Cari, amici, oggi ho voluto stare con voi» ha detto ieri papa Francesco ai profughi di Lesbo, cioè i siriani, gli iracheni, gli afgani e tutti gli altri disperati che sono arrivati dalla Turchia, sono stati rinchiusi nel Moria Refugee Camp e attendono di conoscere il loro destino. La Turchia è appena a otto chilometri di distanza, la costa si vede a occhio nudo. Lesbo è quell’isola famosa per i versi della poetessa Saffo e per aver dato il nome a tutte le donne che amano le donne. Oggi, come ha detto anche il Papa, è invece luogo di infinita tristezza. «Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie. Conoscete il dolore e sono venuto qui con i miei fratelli, il patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo Hieronimos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede, desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità». I cronisti hanno notato che la rete metallica qui, come il filo spinato al confine di Idomeni con la Macedonia, è nuova di zecca, cioè scintilla. Il papa, con il patriarca di Costantinopoli e l’arcivescovo di Atene, ha attraversato il cortile dove si registrano i profughi, ha raggiunto la tenda in fondo, stretto la mano a 250 migranti, uno per uno. I bambini gli hanno regalato dei disegni. Francesco s’è raccomandato di mostrarli in conferenza stampa e che poi glieli facessero trovare sulla scrivania. Di fronte a un gruppo di islamiche col velo, il Papa s’è inchinato, senza dar loro la mano. Poi s’è incontrato col primo ministro Tsipras. Prima aveva voluto ringraziare il popolo greco per la sua generosità. Ha firmato una dichiarazione congiunta con il patriarca ecumenico e con l’arcivescovo ortodosso greco. In questo documento si chiede all’opinione mondiale «di non ignorare la colossale crisi umanitaria che è stata provocata dalla diffusione della violenza e del conflitto armato, dalla persecuzione e dal dislocamento di minoranze religiose ed etniche e dallo sradicamento di famiglie dalle proprie case, in violazione della dignità umana, dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo». Nel porto di Mitilene, Francesco ha lanciato in mare una corona d’alloro in memoria di quelli che sono morti in mare. Poi ha caricato sul suo aereo 13 profughi siriani, tre famiglie, tutti musulmani, con i quali è atterrato a Ciampino. Saranno assistiti dalla Comunità di Sant’Egidio.
• Come mai proprio Lesbo?
Tsipras vuole trasferire tutti i migranti sul continente, ma intanto Lesbo è diventato un punto d’arrivo fondamentale del flusso, per via della vicinanza con la Turchia. Come a Idomeni, dove i macedoni sparano su quelli che tentano di abbattere il filo spinato o di guadare il fiume.
• Che ruolo ha la Turchia in questo affare?
La Turchia ospita tre milioni di profughi soprattutto siriani e minaccia di scaraventarceli addosso. Per tenerseli vuole tre miliardi di euro, che forse diventeranno sei. La Merkel gli ha detto di sì, l’acquiescenza della Kanzlerin verso Erdogan è giunta al punto di mandare davanti ai giudici un comico tedesco che s’era permesso di irridere il dittatore turco. Con Ankara è stato poi firmato il famoso accordo in base al quale tutti quelli che arrivano in Grecia devono essere identificati e, se non sono siriani o iracheni o, in qualche caso, afgani, devono essere rimandati in Turchia. Un’incombenza enorme, per la quale ci vogliono migliaia di funzionari che parlino oltre tutto le lingue.
• Sta riprendendo la pressione anche su di noi?
Sì, la chiusura dell’Europa dell’Est, le barricate austriache e macedoni hanno come effetto un ristagno del flusso migratorio in Italia e in Grecia. Da noi, a partire dall’inizio dell’anno, sono arrivati in 24 mila, +25% rispetto al 2015. Nelle ultime due settimane è sbarcata più gente in Italia che in Grecia. • Soluzioni?
L’altro giorno Renzi ha fatto avere alla Ue un Migration Compact
, cioè un piano da condividere per risolvere il problema, e che è completamente diverso da tutto quello che è stato pensato finora. Ne parleremo a fondo se sarà sottoscritto da tutti quanti, per ora basterà sapere che prevede di intervenire sui paesi d’origine del flusso (specialmente quelli africani e in particolar modo la Libia) con aiuti di vario genere, compresi i soldi. In cambio, questi paesi devono controllare i migranti e favorire i rientri dei clandestini.
• Accoglienza?
Molto buona per ora. Anche i Paesi dell’Est, una volta tanto, hanno detto che si può fare.