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 2016  aprile 15 Venerdì calendario

Il grande ritorno del pool di Mani Pulite

Per motivi non solamente anagrafici, l’unico che si è fatto da parte è quel gran signore di Francesco Saverio Borrelli che, già negli anni ruggenti di Mani pulite, quand’era procuratore capo a Milano, si lasciava fotografare a cavallo – naturalmente monta all’inglese – e la sera suonava il pianoforte, soprattutto Una notte sul monte calvo di Modest Musorgskij. Per il resto le foto d’epoca, proposte sui giornali in bianco e nero per rafforzare l’effetto vintage, si sono via via colorate di carriere prestigiose. Su quelle politiche intraprese da Antonio Di Pietro e Gerardo D’Ambrosio, ministro il primo con Prodi e senatore il secondo per la sinistra, e parapolitiche da Gherardo Colombo, consigliere Rai gradito al Pd, si è scritto spesso, anche su questo giornale, come del trionfo dell’ultimo pioniere di quel pool di magistrati rivoluzionari, Piercamillo Davigo, appena eletto presidente (a tempo, per un anno) dell’Associazione nazionale di categoria.
Nelle foto di cui stiamo scrivendo, le primissime, non c’era Francesco Greco che avrebbe esordito nell’album di famiglia il 14 luglio del 1994, quando Di Pietro lesse a Raitre il comunicato della procura contro il decreto di Alfredo Biondi, ministro della Giustizia di Berlusconi, con cui si riduceva il ricorso alla custodia cautelare in carcere. Mentre Tonino sosteneva il sabotaggio delle inchieste e annunciava che tutti loro sarebbero passati a diverse mansioni, Greco stava di lato, a differenza degli altri né compreso né statuario, con una barbetta rossa già ridotta rispetto alla seconda metà degli anni Settanta, quando era iscritto a Magistratura democratica, la corrente di sinistra nata con «la riforma del sistema capitalista» fra gli obiettivi. Erano appunto gli anni Settanta ma, diventato titolare dei reati finanziari nella procura più famosa di tutti i tempi, nel 1996 disse alla Stampa: «Non si trattava tanto di scoprire quello che è successo in Italia in questi anni, quanto piuttosto di risolvere il problema per avere un’Italia migliore (…) È mancata l’analisi su come ha funzionato, su cosa è e su cosa vuole il capitalismo italiano». Lo si riporta non per appendere il capo in pectore dell’ufficio milanese ad antiche dichiarazioni decisamente esorbitanti dal ruolo, quanto per ricordare lo spirito più palingenetico che inquirente dell’inchiestona.
Gli anni e i fatti dimostrano che, a differenza di tanti colleghi, Greco non ha perseguito glorie politiche personali, si è fatto i suoi processi, su Parmalat e su Berlusconi (era pm nel processo che, giunto in Cassazione, ha determinato la decadenza del presidente di Forza Italia), ha stretto sodalizio con Guido Rossi, il super mega avvocato convinto (partendo da Romolo e Remo) che le società si rinnovano col versamento di sangue e che nel ’93 collaborò con i magistrati all’energica ripulitura di Eni. Ma si è visto Greco ai tavolini di un bar in conversazione con Beppe Grillo, all’Aspen dov’è entrato per interessamento di Giulio Tremonti, e naturalmente nei vari dintorni della sinistra, che lo avrebbe voluto a nobilitare una delle sue squadre di governo. In conclusione di un percorso coerente, pure Greco dovrebbe avere presto il suo giorno dell’incoronazione ed entrare in questo improvviso revival, l’eterno ritorno di Mani pulite che, nel suo piccolo, vede la recente promozione di Paolo Ielo a procuratore aggiunto di Roma per i reati contro la pubblica amministrazione. Chi non è fanatico ignorerà Ielo e le sue origini: sostituì nel pool Tiziana Parenti, pm in caccia delle tangenti rosse e in disaccordo col resto della truppa. Ielo sarebbe passato alla storia della libertà di pensiero definendo Bettino Craxi «criminale matricolato». Se ne pentì in poche ore: «Una caduta di stile». Si ricorda meno, purtroppo, quando fece sue le parole di Luciano Lama su Primo Greganti, il comunista che secondo D’Ambrosio aveva speso i soldi delle tangenti in champagne e donnine alle Folies Bergère. Ielo rettificò: «Li ha presi per il partito: su una menzogna non si costruisce niente». Anche lui esorbitante, in tutti i sensi.