la Repubblica, 15 aprile 2016
Un referendino su Renzi, purtroppo
Un referendino su Renzi, noiosa replica del ritornello dell’ultimo paio d’anni. Questo è diventato, purtroppo, il voto di domenica, con slogan particolarmente scemi (“Trivellopoli”) che documentano l’isterismo da stadio che presidia la scena politica e dicono pochissimo sul tema sotteso, oramai sommerso, che sarebbe quello della politica energetica, delle concessioni statali, del lobbismo attorno alle medesime (vedi il caso Guidi), della tutela ambientale. Ho ascoltato con gratitudine, a tarda ora alla radio, guidando nella notte, poche giudiziose voci che discutevano nel merito del quesito, pro e contro, insegnandomi qualcosa che non sapevo in termini di estrazioni petrolifere, di alternative possibili, di controlli sugli impatti ambientali. Sapevano quello che dicevano e dunque sembravano provenire da un altro Paese. Mi è venuta voglia di andare a votare per rispetto di quei pochi e del loro esercizio di stile, poi basta aprire un giornale o seguire un telegiornale per sentirsi in ostaggio dei due fronti (astensionisti di potere, con il carico da novanta aggiunto da Napolitano, contro militanti antirenziani che vanno dal fascista menefreghista al grillino catastrofista). Non voglio stare né con gli uni né con gli altri. Ma non so come fare. Perfino l’astensione, un tempo via di fuga per gli incerti, è diventata una forma di militanza…